Con la testa china in segno di dolore, mamma Roberta ha ascoltato immobile le parole del parroco don Tino Cremascoli, ieri mattina a Santo Stefano Lodigiano, dove la donna è nata e gli anziani genitori ancora vivono, e si è celebrata la Messa in suffragio della figlia 16enne Beatrice Papetti, uccisa da un’auto pirata lo scorso 10 luglio a Gorgonzola. Di fianco a lei c’erano la figlioletta Francesca e i genitori Franco e Mariuccia, seduto una fila dietro il marito Nerio Papetti. «È tutta la comunità che vive la sofferenza per questa tragedia - ha detto il parroco -. Vogliamo esprimere condoglianze cristiane alla mamma, al papà, ai nonni, e pensare che Beatrice ci assiste, ci guarda e ci abbraccia ancora dal cielo».
Il sacerdote ha rievocato la violenza dell’incidente che «ha strappato la fanciulla ai suoi cari», ma solo per infondere loro coraggio: «È nella parola di Dio che possiamo trovare qualcosa che riempia la nostra vita e che ci dia la forza di affrontare questo momento difficile - ha proseguito -. La fede ci aiuta e porta conforto, ed è con questi sentimenti che vogliamo essere vicini alla famiglia Papetti e affidare Beatrice al Padre, perché la sua giovinezza continui a rifiorire nei cieli».
Con questa immagine nel cuore, i familiari e gli amici della 16enne, il sindaco Massimiliano Lodigiani e i tanti cittadini che hanno sentito per la prima volta parlare della ragazza in occasione della sua tragica fine, hanno lasciato ieri la parrocchiale. Lentamente sono sgusciati a piccoli gruppi fuori, ma prima di andarsene, di tornare ognuno alle proprie case, hanno voluto stringere le mani di mamma Roberta e dare una carezza alla piccola Francesca, mentre gli uomini erano fermi con il padre Nerio a commentare sottovoce l’assurdità dell’incidente. A rimuginare sugli ultimi sviluppi della vicenda. Chi ha travolto la ragazza quel mercoledì di dieci giorni fa è stato il marocchino Gabardi El Habib, l’uomo era alla guida del suo furgoncino Peugeot Ranch e stava percorrendo la strada Padana superiore, nel comune di Gorgonzola, quando ha investito la 16enne che stava tornando a casa in bicicletta con il cugino. Il ragazzo aveva chiamato subito i soccorsi, ma per Beatrice non c’è stato nulla da fare: è morta poco dopo all’ospedale di Melzo.
Nell’immediatezza dell’incidente sono partite subito le indagini dei carabinieri per risalire all’uomo al volante del furgone e i militari erano ormai a un passo dal rintracciarlo, quando El Habib si è presentato in caserma per costituirsi. Una scelta inaspettata, come la decisione del gip di farlo uscire dal carcere e di concedergli gli arresti domiciliari. «I ricordi di Beatrice sono tantissimi - ha detto ieri la madre, all’uscita dalla chiesa -. Ma voglio che restino miei, del padre e della sorella. Adesso c’è solo tanta rabbia per quello che sta succedendo e speriamo che la legge ci aiuti a fare giustizia, per Beatrice e per tutti i ragazzi che vengono uccisi sulle strade. Dopo la morte di Beatrice, già altri quattro giovani hanno fatto la sua tremenda fine».
Ora è il tempo del dolore, ma i coniugi Papetti non resteranno a guardare: «La strada dove Beatrice è stata uccisa è pericolosa e mi batterò perché sia messa in sicurezza, perché la sorellina e gli altri bambini che vivono lì possano muoversi senza paura».
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