L’ex custode dell’Itas Tosi di Codogno, G.T., 64 anni, di San Fiorano, è stato assolto con formula piena “perché il fatto non sussiste” dall’accusa di maltrattamento di animali, nata da un sopralluogo di una guardia zoofila dell’Ente nazionale protezione animali, poi seguito dai carabinieri, nel dicembre del 2008. In quell’occasione, all’interno dell’azienda agricola sperimentale annessa allo storico istituto di Agraria della Bassa, un cavallo di 28 anni era stato trovato denutrito, e in un’area piena di escrementi, e nel parco, vicino a una roggia, c’era una trappola per nutrie con un gatto morto da qualche tempo al suo interno. Era il periodo delle vacanze natalizie e nell’istituto c’era solamente il custode.
A sollevare il caso era stata una giovane piacentina: suo padre, appassionato di cavalli, era morto, e lei, non riuscendo più ad accudire l’animale, l’aveva donato alla scuola. Dopo alcuni mesi però aveva deciso di andare a trovarlo. Si era presentata di buon mattino, prima che il custode iniziasse il consueto giro di pulizia degli stalli degli animali, e aveva trovato il cavallo cui era affezionata in condizioni molto peggiori rispetto a come se lo ricordava. La piacentina si era messa a piangere e aveva chiamato la “protezione animali“. Sul posto Aldo Curatolo, che aveva contestato diversi problemi sanitari per il cavallo e che quindi aveva esteso il sopralluogo, trovando anche il gatto morto. Su questo secondo punto, il difensore Angelo Ciocca ha sempre sostenuto che la trappola per nutrie in cui era deceduto, per assideramento e stenti, il felino randagio non era tra quelle che la Provincia aveva assegnato all’Itas: non si poteva quindi escludere che l’avesse posizionata, a ridotto di una roggia, qualche residente della zona, senza monitorarla poi a dovere.
Quattro giorni dopo aver avuto notizia del blitz dell’Enpa, la dirigenza scolastica aveva fatto visitare il cavallo da un veterinario di fiducia, e il referto, secondo la difesa, descriveva un cavallo in buona salute, compatibilmente con la sua età già avanzata. «Poi visse altri 4 anni, andando oltre l’età media dei cavalli», aveva rimarcato al riguardo il difensore. Il giudice Lidia Castellucci ha quindi ritenuto che non ci fosse stato alcun tipo di maltrattamento.
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