«Vogliamo sapere precisamente che cos’è successo alla nostra bambina». È il grido di dolore e di rabbia lanciato dalla famiglia della piccolissima bimba serba Mevlide Bajrami di 11 mesi, morta giovedì scorso alla clinica De Marchi di Milano dopo le prime cure agli ospedali di Codogno e di Lodi. Il 20 di agosto Mevlide avrebbe compiuto un anno ma una miocardite fulminante l’ha stroncata. Si tratta di un male subdolo che provoca gravi e ripetute aritmie cardiache e che lascia pochissime possibilità di sopravvivenza.
Nel palazzo Aler di Bertonico i familiari della piccola non si danno pace. La giovanissima mamma Merita tace. Non ha più parole. Sistema soltanto i tappeti su cui in questi giorni ha accolto i numerosi parenti in visita. A recuperare le forze per raccontare e sfogarsi è papà Ersan che si trovava in Serbia quando sua figlia è spirata, giovedì 19 luglio alle 16.10. «Sono partito subito dal mio paese e sono arrivato a Bertonico di notte - ha raccontato papà Ersan - e ho voluto capire che cosa fosse successo ma quel che voglio sapere è anche quali rischi corrono ora gli altri bambini della nostra famiglia rispetto alla miocardite: si tratta di un virus? È congenita? Si possono fare controlli?». Il suo sguardo è andato quindi ai fratellini di Mevlide, Enis di 5 anni e Jasmin di 3 anni. Nessuno ha spiegato niente a loro ma hanno capito che qualcosa non va: vogliono ascoltare i discorsi dei grandi per capire dov’è finita la sorellina. Ma il corpicino di Mevlide giace sepolto nel cimitero milanese di Bruzzano, secondo il rito musulmano. Accanto a Ersan c’è suo fratello Safet con i suoi due bimbi e sua moglie incinta del terzo. Anche lui è preoccupato per la famiglia e proprio lui ha seguito minuto per minuto il dramma della nipotina Mevlide.
«È cominciato tutto mercoledì 18: - ha spiegato - la piccola che era sempre vivace e sveglia stava male così sono andato dalla pediatra a Castiglione ma non sembrava ci fosse nulla di grave». Nella notte fra mercoledì e giovedì però la piccolina continuava a respirare a fatica. «Alle 8.30 di giovedì eravamo all’ospedale di Codogno, dove l’elettrocardiogramma non aveva mostrato nulla di strano - ha raccontato Safet - ma peggiorava, l’hanno trasferita all’ospedale di Lodi ed è in quel viaggio che la situazione è precipitata, le hanno fatto una flebo di adrenalina». «In pediatria a Lodi l’hanno tenuta ancora un po’ di tempo, ha avuto un primo arresto - ha continuato Safet - poi hanno detto che la bambina era gravissima ed è stata trasferita al De Marchi di Milano». «Io voglio sapere nel dettaglio che cosa è stato fatto e che cosa si sarebbe potuto fare dalle 8, quando ho portato in ospedale la bambina viva a Codogno, alle 16.10 quando a Milano mia nipote è morta, - ha domandato Safet - e chiedo ai dottori che l’hanno seguita di dirmi che cosa è successo o chiedo aiuto nel Lodigiano a qualcuno che se ne intenda e che voglia affiancarsi a me nella ricerca di una spiegazione». La numerosa famiglia dei Bajrami era già stata colpita da un altro tremendo lutto nel 2004 a Castelnuovo, quando la piccola Badema era stata stroncata dalla sepsi da meningococco all’ospedale di Codogno.
© RIPRODUZIONE RISERVATA