Cronaca / Basso Lodigiano
Mercoledì 30 Marzo 2011
Bruciatore: qualcuno in giunta a Casale non sapeva
Né l’opposizione né buona parte della maggioranza sapevano o avevano capito di che cosa si stava parlando, e ora si specifica che se non ci saranno tutte le sicurezze del caso, l’impianto non si farà. Questa è l’unica certezza sull’impianto di trattamento di acque reflue dell’industria chimica e farmaceutica che la ditta israeliana Elcon vuole installare sull’area Lever ex Chiapparoli.
Maggioranza e minoranze sono investite dalle polemiche di questi giorni sulla possibilità che alle porte di Casale sia realizzato un impianto di trattamento rifiuti liquidi anche pericolosi, con tanto di “fase di termodistruzione” ovvero di incenerimento dei residui gassosi. Non tutta l’amministrazione però ne era al corrente, anzi gli unici ad aver potuto visionare il progetto con le relative specifiche tecniche sono il sindaco leghista Flavio Parmesani e l’assessore all’ecologia del Pdl Giuseppe Agello.
Diversi membri di giunta confermano che la questione non è mai stata discussa se non in modo veloce e superficiale, con l’indicazione di un generico trattamento di acque industriali che non rendeva giustizia alla complessità del caso.
«Gli assessori ne erano a conoscenza, anche se non nel merito perché si attende la relazione tecnica da parte della Regione Lombardia - ammette il sindaco Flavio Parmesani -.
Al momento non è stata data alcuna autorizzazione. Il comune non si è espresso in modo ufficiale a favore ma nemmeno può bocciare un progetto senza una valutazione tecnica. Il progetto è stato consegnato il 7 marzo e nessuno ha fatto richiesta degli atti, quindi mi chiedo sulla base di che cosa i consiglieri di minoranza sollevino le loro critiche. Quando ci sarà la relazione tecnica, allora si potrà discutere di fatti concreti. E se il parere tecnico dirà che non ci sono pericoli, non sarà un giornale a farci cambiare idea».
Della stessa opinione è l’assessore all’ecologia Giuseppe Agello. «Noi abbiamo già detto all’azienda che deve darci assicurazioni sul fatto che il rischio sia tendente a zero - ribadisce Agello -. In presenza di questa rassicurazione, confermata dai tecnici competenti, allora daremo un parere favorevole. È chiaro invece che se non ci saranno tutte le sicurezze e le rassicurazioni del caso, allora il nostro parere sarà negativo. Ma aspettiamo i tecnici».
Premure che arrivano fuori tempo massimo però, secondo la minoranza. «Forse era meglio se di questo progetto il sindaco avesse informato prima la città e il consiglio o pensa forse di presentarlo una volta terminata la conferenza di servizi? - afferma Federico Moro, segretario cittadino del Pd -. Qui manca l’abc del confronto e dell’informazione pubblica. I motivi di preoccupazione sono più che evidenti. L’impianto ha un camino di emissione che a qualcosa servirà pure: bruciare, ossidare, incenerire, essiccare fanghi, chiamatelo come volete ma il risultato è che quel camino emette qualcosa, e non è certo acqua minerale».
Un’interrogazione al sindaco sull’impianto era già stata fatta dal Pd a dicembre. Il sindaco rispose tra l’altro: « Tratta lo smaltimento di acque reflue e di quelle sostanze che sono i residui della produzione industriale considerate o sostanze speciali oppure sostanze speciali pericolose. Questa ditta mette in opera dei brevetti proprio per far sì che questi rifiuti possano essere trattati e resi innocui per l’ambiente, e quindi essere smaltiti secondo la normativa».
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