Illegittima l’ordinanza di demolizione, perché intempestiva, legittimo invece il “no” dell’amministrazione comunale di Casalpusterlengo alla trasformazione dell’immobile in centro culturale: il Tar di Milano, dopo due settimane di camera di consiglio, si è finalmente espresso sul ricorso presentato nel 2011 dall’Associazione centro culturale islamico, e per il sindaco Flavio Parmesani la lettura della sentenza è una sola: «Siamo legittimati a emettere una nuova ordinanza di demolizione per il ripristino della precedente destinazione dell’immobile, quella artigianale. La destinazione d’uso è incompatibile, ci prendiamo solo due o tre giorni di tempo per formalizzare l’atto. Niente cambierà in via Fugazza dall’oggi al domani, come tiene per contro a sottolineare il dottor Calogero Capuano, che assieme all’avvocato Kati Scala ha assistito l’associazione degli islamici in questa lunga battaglia di diritto amministrativo: «Il centro culturale per ora resta dove è. Abbiamo vinto una battaglia, ma forse la guerra non è ancora finita».
Il sindaco leghista Parmesani, a precisa domanda, estende il ragionamento anche all’immobile ex Enel, alle spalle della stazione ferroviaria, sul quale c’è quantomeno un’opzione da parte di persone vicine all’area culturale islamica perché possa diventare un nuovo punto di ritrovo, in caso di incompatibilità di via Fugazza, o addirittura la moschea di cui tanto si parla «e che - chiarisce Parmesani - a Casale non c’è mai stata». «A me risulta che quell’immobile, dove lo scorso anno si era anche dovuta fare una retata perché diventato rifugio di sbandati, sia a soli 20 metri dalla linea ferroviaria. In un’area di rispetto, e quindi incompatibile con una moschea. Così come l’area di via Fugazza non è compatibile a mio parere con la presenza di associazioni culturali».
La questione tecnicamente è un po’ più complessa: «Prendendo atto che l’ordinanza di demolizione del 18 febbraio 2011 era viziata dal fatto che appena quattro giorni prima l’Associazione avesse presentato istanza di sanatoria, il respingimento da parte del Comune di questa sanatoria è stato invece ritenuto dagli stessi giudici del Tar legittimo perché non si tratta di una sanatoria di soli abusi formali, ma erano previsti ulteriori interventi nell’immobile per garantire il rispetto della normativa urbanistica ed edilizia, e quindi, secondo i giudici, bene ha fatto il Comune ad archiviare l’istanza di sanatoria».
A questo punto, se il Centro culturale islamico vorrà proseguire la sua battaglia di carte bollate, dovrà ricorrere al Consiglio di Stato. «Dall’Associazione si è cercato di far passare questi locali come sede di associazione e non come luogo di culto, la nostra semplice e sola eccezione è che, invece, lì in via Fugazza, la destinazione deve rimanere artigianale».
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