Casale è sotto choc per la morte di Egidia Mamoli. La donna, originaria di Casale, è stata uccisa mercoledì mattina da suo marito nella loro casa di Segrate, a 67 anni. La notizia della tragedia però si è sparsa nella città della Bassa solo nella tarda serata. Così il dramma di Segrate ha percorso di corsa una sessantina di chilometri, per colpire diritto al cuore dei casalini che ricordano Egidia. Qualcuno perché la conosceva bene, qualcun altro perché la conosceva “di vista” e altri ancora perché avevano studiato alle elementari con lei o con sua sorella.
Nonostante Egidia avesse lasciato Casale negli anni Ottanta, infatti, in città sono ancora in tanti a ricordarsi di lei: una donna bellissima. Tra loro anche Federica Palazzini, che ha appreso della morte della sua amica Egidia soltanto ieri mattina. «Non ci posso credere: - ha dichiarato Federica - abbiamo trascorso la giovinezza insieme. Eravamo molto amiche - ha continuato -, ma da quando si era trasferita nel milanese ci eravamo un po’ perse di vista, naturalmente». E aggiunge ancora: «Era una ragazza bellissima, con i suoi occhi verdi e mora di capelli: la guardavano tutti. Mi ricordo che uscivamo sempre insieme e che ci prestavamo le scarpe con o senza tacco».
Piccoli dettagli di una amicizia semplice ma duratura. Da poche settimane Egidia aveva festeggiato il suo compleanno. Nata il 22 febbraio del 1946 a Casale, la Mamoli aveva abitato a lungo nella zona della stazione con suo padre Gianni e sua sorella Franca. «La mamma Maria invece era morta giovanissima a causa di una malattia - ha confermato Federica - e così fin da piccole Egidia e sua sorella erano state cresciute dalla zia Margherita».
Quella zia sarta che abitava alla cuntrada de Morti a pochi passi dalla chiesa di Sant’Antonio, in un cortile di via Mazza. Quella zia che Egidia non ha mai smesso di venire a trovare anche dopo essersi trasferita a Segrate. Purtroppo è mancata ormai una decina di anni fa.
Ma quell’amore che anni fa aveva allontanato Egidia dalle sua Casale, portandola a Segrate, mercoledì mattina l’ha tragicamente uccisa, per riportarla nella città lodigiana nelle lacrime di chi la conosceva. A uccidere la Mamoli infatti è stato il marito Umberto Pietro Donda, 76 anni, originario della provincia di Bergamo, imprenditore disperato per i debiti e in preda ad una pesante depressione.
Donda prima ha sparato con la sua Smith & Wesson calibro 38 alla moglie, poi ha puntato l’arma verso di sé e si è tolto la vita.
A scoprire i due cadaveri è stato il domestico filippino alle 8 della stessa mattina, martedì: arrivato nella loro abitazione del quartiere San Felice, ha letto sulla porta della camera il messaggio lasciato dall’uomo (con l’ordine di non entrare e di chiamare subito i carabinieri e il figliio) e ha eseguito gli ordini scritti.
Non è entrato nella camera da letto, ma ha chiamato i carabinieri e quindi il figlio 40enne della coppia. Sul posto sono subito intervenuti i militari del nucleo operativo di San Donato e i colleghi della stazione di Segrate oltre ai sanitari del “118”.
Le salme per il momento restano a disposizione dell’autorità giudiziaria, ma il biglietto lasciato dal marito non sembra lasciare dubbi su quanto sia accaduto in quella camera.
Sara Gambarini
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