Casale, stop alle raccolte di abiti usati

Stop alla raccolta porta a porta di indumenti usati: l’andirivieni degli addetti causa preoccupazione e ingenera insicurezza nei cittadini, mentre gli scopi spesso sono ben diversi da quelli benefici reclamizzati. Con queste motivazioni il sindaco di Casale Flavio Parmesani ha bloccato con un’ordinanza la raccolta porta a porta di indumenti usati dal 10 novembre scorso fino al prossimo 31 gennaio.

Nel dettaglio è vietato esercitare «l’attività di raccolta porta a porta o in aree adiacenti alle civili abitazioni di indumenti usati, tessuti in genere, borse, scarpe, oggettistica varia, piccoli mobili ed elettrodomestici, libri, fumetti», e l’ordinanza arriva ora perché il persistere del fenomeno è «evidente dal proliferare di avvisi affissi in tutta la città che pubblicizzano la raccolta».

Era già da qualche settimana che il sindaco studiava un modo per mettere un freno all’attività di raccolta porta a porta e sentite le competenti autorità è arrivato all’emissione di un’ordinanza che bloccherà quasi completamente l’attività almeno fino al 31 gennaio prossimo. L’individuazione di un termine temporale è un requisito obbligatorio per un’ordinanza a firma del sindaco, e per questo si è deciso di fermarle almeno nel periodo delle prossime festività natalizie. È consentita una deroga rispetto all’ordinanza e quindi è possibile esercitare la raccolta porta a porta a patto di presentare all’ufficio comunale dello sportello unico, 15 giorni prima della raccolta, lo statuto della società proponente, l’attestazione di avvenuta iscrizione alla Camera di Commercio, l’indicazione del nominativo del legale rappresentante della società con fotocopia di documento d’identità, una delega espressa in favore di ciascun incaricato alla raccolta del materiale.

L’intento è quello di bloccare le attività che spesso sono ritenute nell’immaginario collettivo ai limiti della legalità, e la conferma arriva dallo stesso sindaco. «Inoltre, da verifiche che abbiamo condotto sembra che la maggior parte di queste società non facciano la raccolta con scopo di beneficenza ma piuttosto a scopo di lucro», spiega il primo cittadino Flavio Parmesani. In particolare un paio di società controllate sarebbero fautrici di un lucroso mercato di abiti usati. «Visto che sul territorio abbiamo già enti che svolgono questa attività di raccolta indumenti a fini benefici accertati, per esempio la Caritas, ci sembra utile mettere un freno a tutte le attività poco chiare, dietro le quali possono esserci sfruttamento e lucro», conclude Parmesani.

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