“Coca” nell’autoradio,

albanesi arrestati in A1

Nascondevano la droga nelle casse dell’autoradio. Circa 350 grammi di cocaina, per un valore al “dettaglio” che sfiora il milione di euro, sono stati trovati nell’auto di due albanesi mercoledì pomeriggio in Autosole, all’altezza di Somaglia. La polizia stradale di Guardamiglio li ha fermati quando ha notato che la loro auto, una Lancia Ypsilon che viaggiava a forte velocità in direzione sud, ha rallentato bruscamente alla vista della pattuglia. Una manovra fatta per evitare di essere notati, ma che ha avuto l’effetto contrario e che ha convinto gli agenti a fermare il veicolo per un controllo. A bordo quindi c’erano due cittadini albanesi, J.G. di 23 anni e A.G. di 25, solo il primo con piccoli precedenti di polizia alle spalle per reati di immigrazione, entrambi comunque in regola con il permesso di soggiorno.

I poliziotti li hanno divisi e poi hanno chiesto a ciascuno dove fossero diretti; e gli stranieri, che non si erano accordati prima, hanno dato risposte differenti. A quel punto è scattata la perquisizione nel veicolo.

Tutto sembrava in ordine, ma poi gli agenti hanno notato che la rete di protezione di una cassa acustica dell’autoradio, nella parte posteriore, era leggermente forzata, così hanno staccato il pannello: alle sue spalle, anziché la cassa, hanno trovato una borsa di plastica. Dentro c’erano due panetti di cocaina, per un peso complessivo di circa 350 grammi. La droga è stata posta subito sotto sequestro e inviata ai laboratori di analisi per stabilire la quantità di principio attivo e quindi la sua qualità. La pattuglia ha sequestrato anche tre cellulari e circa mille euro in contanti. L’auto è risultata intestata a un cittadino italiano residente nel Pavese, sul quale al momento sono in corso le indagini.

I due albanesi sono stati arrestati per traffico di stupefacenti e ora si trovano nel carcere di Lodi, a disposizione dell’autorità giudiziaria. Non è chiaro al momento dove si fossero riforniti (si presume nel Milanese) né dove fossero diretti. Si tratta probabilmente solo di corrieri “assoldati” per trasportare la droga da un angolo all’altro dell’Italia in cambio di una ricompensa, ma non è escluso che fossero loro stessi ad occuparsi anche dello spaccio e dello smistamento della droga nella loro zona di residenza.

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