«Così è stato ucciso Stefano a Mykonos»

Una ragazza racconta la notte di follia costata la vita al 20enne

Una bottiglia di vodka da sei litri sul tavolo, in una discoteca piena di gente fino all’inverosimile e dove i soccorsi sono arrivati in ritardo. A raccontare i dettagli di una serata finita in tragedia, quella in cui ha perso la vita il 20enne di Ospedaletto Stefano Raimondi, è una studentessa di Bergamo, Maria Anzovino, che la notte di giovedì 28 luglio si trovava nello stesso locale, il Cavo Paradiso di Mykonos.

È nella discoteca più famosa delle Cicladi che il giovane lodigiano è morto nella notte tra giovedì 28 luglio e venerdì 29, colpito alla testa mentre cercava di placare una rissa. La polizia ha fermato tre ragazzi svizzeri, uno di loro è stato arrestato.

Maria si trovava al Cavo Paradiso con un gruppo di amici: «Ricordo bene i tre svizzeri - racconta -: già a venti all’una avevano il tavolo pieno di bicchieri usati e di bottiglie mezze vuote. E poi c’era “lei”, lei che era oggetto delle foto della serata: una bottiglia di vodka da sei litri. Ora, questi ragazzi non erano al tavolo da soli ma di certo quella bottiglia se la scolavano, uno “shottino” dopo l’altro, per lo più loro tre. Sei litri per tre persone sono uguali più o meno due litri a testa di vodka liscia».

Al momento dell’aggressione, però, Maria aveva già raggiunto la spiaggia ma i suoi amici si trovavano ancora al bancone e non appena Stefano è crollato a terra, colpito con una bottiglia di vodka, hanno visto la folla aprirsi all’improvviso. «I bodyguard hanno preso il ragazzo e lo hanno trasportato all’esterno del locale - continua -, sullo sterrato del parcheggio di fronte. I compagni di Stefano erano nella confusione più totale. Uno dei due miei amici ha chiesto loro se avessero chiamato l’ambulanza, ma i ragazzi hanno risposto di no “perchè non abbiamo il numero”. I bodyguard erano immobili, impassibili. Nel frattempo erano trascorsi 40 minuti. Quando l’ambulanza è arrivata, a sirene spente, ne erano passati altri dieci. Quando è ripartita, con le sirene accese, l’ho vista scendere e, pur essendo dieci alle 6 del mattino, incastrarsi nella stretta curva che conduce a un’altra discoteca dell’isola, con le auto che stavano ancora arrivando per sentire il dj Tiesto». Se dj Tiesto avesse smesso di suonare, Stefano sarebbe stato travolto da dodicimila persone.

«Si parla di movida, dei ragazzi - commenta Maria -, ma mai una volta dell’insicurezza di una delle dieci discoteche più famose del mondo e dell’irresponsabilità del suo proprietario. Non so quante persone possa contenere il Cavo Paradiso, so però che quella sera io non camminavo: ero una sardina e dovevamo tenerci la mano per non perderci. Non so quanti bodyguard sia necessario avere per un locale di così grande capienza, so però che ne ho viste di più allo schoolparty di 2mila persone della discoteca della mia città. Non so che leggi sul pronto intervento siano in vigore in Grecia, ma qua in Italia per una discoteca di capienza di 1.800 persone fuori ci sono due ambulanze da inizio serata. Per non parlare della polizia che ha dato la sua versione dei fatti e neanche c’era al momento dell’accaduto. Ormai mi chiedo: quanti degli abitanti di Mykonos si stupirebbero della morte di un altro ragazzo?».

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