Ci risiamo. Era già successo qualche settimana fa a Ossago e Pieve Fissiraga ed è riaccaduto pochi giorni fa a Terranova dei Passerini: scoperto un altro caso di esche avvelenate per uccidere le nutrie. A fare il ritrovamento sono state le Guardie volontarie della Provincia di Lodi, in seguito alla predisposizione di servizi mirati che hanno portato a sorprendere in flagranza un agricoltore mentre posizionava le esche killer in un fosso irriguo a Terranova. Riconoscerle non è difficile: il veleno infatti colora le esche e balzano immediatamente all’occhio. Nello specifico, l’agricoltore aveva disseminato 107 piccoli sacchetti di carta con all’interno il prodotto di colore azzurro, mentre ne aveva altre 34 ancora da distribuire. Alla vista delle guardie, l’uomo ha cercato di sbarazzarsi delle esche gettandole in mezzo all’erba lungo la riva del fossato, ma il gesto fulmineo non è sfuggito ai controllori che hanno subito proceduto a una verifica. Avvisato il comando a Lodi, è accorsa sul posto una pattuglia della polizia provinciale che ha proceduto all’identificazione dell’agricoltore e al sequestro delle esche avvelenate: dai primi esami si tratterebbe di topicidi-ratticidi in forma di sassolini azzurro-celesti racchiusi in sacchetti: 107 erano già stati posizionati, mentre 34 ancora da mettere a terra. L’agricoltore è stato denunciato all’autorità giudiziaria per violazione delle norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per non aver osservato le norme imposte dall’ordinanza del ministero della Salute sul divieto di utilizzo e detenzione di esche o bocconi avvelenati. Quest’ultimo caso, che si aggiunge ai due precedenti riscontrati a cascina Bruseda di Ossago e a cascina Andreola nel territorio di Pieve Fissiraga, racconta del dilagare delle nutrie nel Lodigiano e della minaccia che rappresentano per gli agricoltori.
Distruggendo le coltivazioni, i roditori causano grosse perdite economiche alle aziende agricole, e per cercare di contenerli qualcuno ha adottato l’escamotage delle esche avvelenate. Una pratica vietata dalla legge e severamente punita, che la polizia provinciale con l’aiuto delle Guardie volontarie è impegnata a contrastare attraverso controlli continui nelle campagne. Generalmente le bustine di veleno vengono lasciate in prossimità dei corsi d’acqua dove le nutrie costruiscono i loro ripari, proprio come scoperto a Terranova pochi giorni fa.
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