«Gli islamici usino la moschea

ma se pregano saranno multe»

Nella moschea di via Fugazza pregare resta vietato: la sentenza con cui il Tar la settimana scorsa ha sospeso l’ordinanza del comune riguarda soltanto il ripristino delle vecchie condizioni d’uso ma non tocca il principio sancito dal consiglio di Stato con sentenza di fine 2010 che i luoghi di culto debbano trovare spazio solo in aree espressamente indirizzate a questo negli strumenti urbanistici comunali.

È la posizione del comune di Casale in merito alla vicenda della sede del centro culturale isalmico di via Fugazza. Dopo la battaglia legale dell’anno scorso conclusasi con la vittoria in consiglio di stato dell’amministrazione comunale, il 18 febbraio il comune aveva emesso un’ordinanza per il ripristino della vecchia destinazione d’uso artigianale dello stabile e per la sistemazione dei piccoli abusi edilizi riscontrati. Gli islamici però quattro giorni prima avevano fatto richiesta di sanatoria e avevano quindi fatto ricorso al Tar sostenendo che il comune non poteva chiedere il ripristino delle vecchie condizioni con una richiesta di sanatoria in atto perché ciò avrebbe significato ledere i diritti impliciti nella sanatoria. E il Tar ha dato momentaneamente ragione all’associazione islamica, sospendendo l’ordinanza del comune.

«Si tratta di una sentenza provvisoria che non è ancora il giudizio di merito - dice il sindaco Flavio Parmesani -. Abbiamo dato mandato ai legali di fare tutto il possibile per far valere le ragioni del comune, ma la sospensiva riguarda gli aspetti tecnici relativi agli abusi edilizi, non il principio secondo cui quel luogo non è idoneo a ospitare attività di culto. La normativa regionale è chiara, e il consiglio di stato si è espresso altrettanto chiaramente: il culto lo si può fare soltanto su aree standard, e quella non lo è». Nelle ultime tre settimane ci sono già stati tre sopralluoghi e in un caso il centro era aperto e si teneva una riunione, ma niente preghiere. «L’attività di culto lì dentro è vietata, e noi continueremo a fare i controlli - spiega Parmesani -. Se li troveremo impegnati nel culto saranno passibili di sanzioni amministrative e forse anche di più».

Con il Ramadan alle porte, inizia il 1 agosto, si preannuncia un’estate calda.

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