«Ho un tumore, cerco di non farlo diventare un chiodo fisso»

Codogno Parla l’artista Emma Azzi, figlia dell’ultima erede della storica Polenghi

Una “lezione” per affrontare il tumore. A impartirla è Emma Azzi, presidente da 20 anni dell’associazione delle arti visive Acav aps, conosciuta da tutti anche come la figlia di Paola Emilia Polenghi, ultima erede della storica fabbrica casearia di Codogno. L’artista della Bassa ha scoperto da pochi mesi di avere un tumore al quarto stadio, ma ha deciso di affrontare con grinta la malattia e di raccontarsi senza remore, anche sui social, sperando di essere di aiuto agli altri. Sia rispetto alla terapia immunitaria che sta seguendo, sia rispetto alla parte psicologica che non è secondaria. «Da quando ho scoperto per caso, tramite il marcatore Cea negli esami del sangue, peraltro tutti perfetti, di avere questa patologia (non riuscirò mai a chiamarlo cancro) - racconta -, la dimensione del tempo è cambiata. Ho l’impressione che non ci siano più scadenze; la vita per me è condivisione e così anche attraverso i social parlo della mia situazione, mi sembra di aiutare altre persone. Ho un carcinoma al quarto stadio (inoperabile); sono coinvolte cellule dell’epitelio che avvolgono gli organi: polmone sinistro con metastasi alla ghiandola surrenale destra». Tutto è partito il 19 dicembre del 2023, dopo una serie di esami specifici. «I miei fantastici figli Paola ed Edoardo - continua - avevano voluto ritirare personalmente gli esiti per proteggermi; mi hanno telefonato dicendomi: “Mamma, stiamo venendo da te con l’esito”. A quel punto ho capito tutto. Lo spaesamento e la disperazione erano grandi: il mio compagno Roberto è rimasto ammutolito, ma da subito ho capito che soffrire faceva male al mio sistema immunitario e alla mente. Ho respirato profondamente e ho deciso di ignorare il problema». Il tumore «non doveva diventare un chiodo fisso a discapito della qualità di vita - dice -. Io non lo combatto, ma lo ignoro; voglio proteggere chi mi sta vicino e facendo finta di niente alleggerisco la loro vicinanza. A volte la paura c’è, so che non guarirò. Il mio medico dello Ieo di Milano, il dottor Antonio Passaro cerca di cronicizzare la malattia, così posso continuare a vivere normalmente. L’ immunoterapia non intossica, ma bisogna essere compatibili con questo tipo di cura». Se si è positivi, dice Azzi «la cura funziona meglio. Io - annota - la vivo come un grande dono. “Voglio vedere i miei 5 nipoti che prendono la patente e mi portano a fare la spesa. La cura deve per forza funzionare . È una fortuna avere vicino persone positive “che fanno il tifo”. Le persone negative e sempre infelici mi criticano e mi evitano, non sanno quante cose non possono apprezzare. Come ha detto il mio amico Gino C. “La stagione della malattia non può che essere eroica e tu hai tutto quello che serve per combattere anche questa battaglia”. Io devo ringraziare tutti gli associati Acav aps per la carica e il supporto che mi stanno dando, lo Ieo e il dottor Passaro, l’eccellente reparto di oncologia di Piacenza e la dottoressa Manuela Proietto: persone solidali e positive che trasformano la mia realtà in giorni “non solo miei”», ma da condividere con tutti.

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