Misterioso raid nell’area ex Chemval a Fombio. Ieri mattina gli operai della ditta varesina che si sta occupando della bonifica del sito hanno trovato gli uffici e la rimessa degli attrezzi buttati all’aria e cosparsi di polvere bianca, la stessa che ricopriva le vecchie caldaie dell’impianto e i mezzi posteggiati sul piazzale. La polvere è quella secca pressurizzata con azoto degli estintori, una decina di cui due carrellati da 80 chili, che ignoti hanno recuperato nel cantiere e usato per imbrattare dappertutto. Il dato inquietante è che qualcosa di analogo era successo la scorsa settimana da Akzo Nobel e non può trattarsi di una semplice coincidenza. «Quando ho visto il disastro in ufficio mi sono messo le mani nei capelli - ha detto il capocantiere Salvatore Bifolco -. Al mio arrivo avevo notato diversi estintori a terra ma non immaginavo un simile macello». I vandali hanno spaccato la finestra del box usato come ufficio e spogliatoio e sparato all’interno un intero estintore da 80 chili: i vestiti, gli armadietti, la stampante e tutto il resto erano bianchi di polvere. Un paio di calzoni e un toner invece, sono stati buttati fuori e calpestati. Poi i vandali hanno dato fuoco a due scotch e rotto la porta a vetri del deposito materiali, sono entrati e l’hanno messo a soqquadro. Nella furia hanno fracassato il monitor di un computer e sparso un sacco di segatura in giro. Ma non si sono fermati qui. In ogni angolo dell’ex stabilimento chimico con mezzi e apparecchiature da lavoro hanno lasciato il segno. Come una specie di firma in “gessetto”, la polvere bianca degli estintori spruzzata sulle cabine degli escavatori e sopra le caldaie, dentro il bagno chimico. A parte i costi di pulizia (i responsabili dell’area hanno subito contattato una cooperativa di servizi che è intervenuta con degli aspiratori), il danno economico è praticamente insussistente. L’area è in fase di completa dismissione, entro dicembre la bonifica disposta dal tribunale di Lodi sarà completata. Ma è il significato del gesto che lascia perplessi. L’ipotesi è di una vendetta e a scatenarla potrebbe essere stata ancora una volta la brama di “oro rosso”. Il rame naturalmente. Sembra che qualcuno sia andato a chiedere il poco che è rimasto nel sito dopo le continue razzie, ma ha ricevuto risposta negativa. Le due scorribande a distanza di così poco tempo, prima all’Akzo e ora alla Chemval, potrebbero essere atti di ritorsione. A meno di non voler credere a delle “ragazzate”. «Chiunque sia stato ha corso un pericolo - conclude Bifolco -. In cantiere è in atto anche la bonifica dell’amianto e avrebbero potuto tagliare senza saperlo i sacchi dove è raccolto il materiale».
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