Il caso della 90enne di Orio Litta morta da sola in corsia, Gioia: «L’ospedale di Codogno non è un lager»

Il direttore generale dell’Asst promette di andare a fondo dopo le proteste dei parenti

Hanno scritto alla direzione i parenti della 90enne di Orio Litta, morta senza parenti accanto, all’ospedale di Codogno.

Nei giorni scorsi avevano denunciato di aver chiesto in ginocchio di poter entrare in reparto più di mezzora al giorno, facendo il tampone, ma di aver ottenuto in cambio un rifiuto e di essere stati anche maltrattati verbalmente da un operatore.

«Non vogliamo fare nessuna denuncia legale - dicono i famigliari - chiediamo solo che cambino le regole e che ci sia rispetto».

«Sono rimasto sconcertato da questa questione di Codogno - ha detto il direttore dell’Asst Salvatore Gioia -, scriverò personalmente alla nipote della signora, cercherà di capire cosa sia veramente successo e andrò fino in fondo per vedere se ci sono eventuali responsabilità individuali. Il caso della 90enne è perfettamente normato: è stato sempre consentito un largo accesso del caregiver (a parte durante la prima ondata); è giusto che il paziente nel fine vita, chi è sempre abituato ad avere vicino un famigliare o si agita perché vengono meno le sue abitudini, abbia vicino un parente. Andrò a verificare cosa è successo; appena ho appreso della questione l’altro ieri ho fatto fare un’ispezione dal direttore medico, in accordo con la direzione sanitaria, se ci sono responsabilità individuali andranno affrontate, anche dal punto di vista di eventuali provvedimenti disciplinari». Il problema, annota Gioia, è che si tratta di «un reparto dove sono presenti tanti pazienti fragili. In quei giorni - spiega - c’era un paziente fragile positivizzato, quindi capisco che primario abbia avuto il timore di allargare il contagio ad altri pazienti che poi avrebbero avuto ricadute negative. Ciò detto ci sono le misure per salvaguardare tutti gli interessi in gioco. Posso comprendere che ci sia stata una situazione di quel tipo, ma voglio capire bene cosa è successo; anche ciò che è stato rilanciato sui social, se fosse vero è sconcertante. Non è quello che accade normalmente. Non sono queste le indicazioni della direzione e di Regione Lombardia».

Gioia non ha dubbi: «Ci è bastato quello che è successo nella prima ondata Covid dove non è stato possibile conciliare la pietas con la salute: non deve mai più ripetersi. Ci tengo a dire che l’ospedale di Codogno non è un lager come è stato dipinto. Scriverò ai parenti della signora. La prevaricazione nei confronti dei pazienti e dei famigliari non sono nostra abitudine. Lo dico con forza: può accadere, ma non è l’ordinario nella nostra realtà. Gli ospedali del territorio sono accoglienti».

© RIPRODUZIONE RISERVATA