Il corpo a pezzi di Orio Litta: la vittima è un nordafricano

Le indagini della procura sull’omicidio di Orio Litta proseguono incessanti, anche se in silenzio. E mirano soprattutto a dare un nome e un volto alla vittima, ritrovata fatta a pezzi (senza la testa e le mani) il primo aprile scorso sulle rive del fiume Lambro, perché è solo da quel dato, l’identità della vittima, che si potrà poi partire per risalire agli autori di quel macabro omicidio. Ora, a quattro mesi di distanza, un piccolo tassello è stato aggiunto al puzzle di informazioni raccolte, un punto fermo che potrà essere decisivo per il proseguo delle indagini: gli investigatori sono finalmente riusciti infatti a dare una nazionalità alla vittima. Si tratterebbe di un uomo maghrebino di circa 30 anni, originario quindi del Nordafrica. Non è molto, ma questo particolare permette per lo meno agli inquirenti di indagare in una direzione ben precisa e di stringere il cerchio sulle segnalazioni di persone scomparse arrivate in questi mesi: ora sono meno di una decina quelle prese in considerazione, tutte riferite a nordafricani, ma ancora nessuna di queste sembra corrispondere perfettamente alla descrizione del cadavere di Orio Litta.

Si lavora anche sul dna. I carabinieri del Ris di Parma non hanno ancora trovato nessuna corrispondenza fra quello della vittima e quelli inseriti nella banca dati specifica delle forze dell’ordine. Gli stessi carabinieri hanno analizzato, e stanno analizzando tuttora, gli indumenti della vittima e tutti gli altri reperti trovati sulle rive del Lambro, ma da questi sembra che finora non sia stato isolato nessun altro profilo genetico che possa essere riconducibile agli assassini.

Ma per trovare gli assassini si sta battendo anche un’altra strada, quella dei telefoni cellulari. Al momento sarebbero al vaglio almeno un centinaio di utenze telefoniche presenti nella zona di Lambrinia nei giorni precedenti al ritrovamento (il cadavere era in quel punto almeno dal 31 marzo): l’obiettivo è passarle al vaglio una a una per scoprire se fra i possessori ci sia anche qualche personaggio “sospetto”.

Tardano infine ad arrivare gli esiti dell’autopsia eseguita nel dipartimento di medicina legale di Pavia. I periti hanno chiesto ancora altro tempo prima di depositare la relazione che faccia definitivamente luce sulle cause della morte. Al momento si sa solo che la ferita presente sul petto, di circa due centimetri e con foro di uscita sulla schiena (forse il colpo di un punteruolo o di un coltello molto lungo) non è mortale. Stesso ritardo anche per le analisi sugli insetti ritrovati vicino al cadavere, utili per individuare il luogo in cui è avvenuto l’omicidio e il tempo trascorso dall’abbandono in riva al fiume e il ritrovamento. Al momento la data presunta del decesso è fra il 29 e il 30 marzo, sicuramente in un luogo lontano dal fiume.

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