
Con una campanula di luce in mano, hanno fatto rifiorire di preghiere il cielo. Una moltitudine silenziosa ha attraversato ieri sera il centro di Guardamiglio, donne e uomini, giovani e anziani, bambini, e poi italiani e stranieri, semplici cittadini e rappresentanti delle istituzioni e delle forze dell’ordine, tutti riuniti nella fiaccolata voluta dal sindaco Maria Grazia Tondini. L’assassinio di Angelica Timis segna un prima e un dopo, perché quella «violenza inaudita» non consente più di stare a guardare. Lo ha detto chiaro il primo cittadino, al parchetto di via Paolo VI, dove la 35enne romena è stata uccisa. «Non è facile per me parlare, perché questi giorni sono stati pieni di rabbia e forse il silenzio è la cosa migliore. Però qualcosa da dire ce l’ho - ha esordito -. Rispondiamo a questo dolore con un “silenzio operoso”, certi che il rispetto e l’amore sono più forti dell’odio e del male». Un singhiozzare dolente ha interrotto per un istante il discorso del primo cittadino, mentre gli amici di Luciano, il figlio di Angelica, gli accarezzavano le spalle facendogli coraggio.
È stato lui ad aprire il corteo, indosso un paio di jeans e la felpa col cappuccio nera, che facevano a pugni con il volto pallido, smarrito. Ha tenuto stretta la foto della mamma, accanto alla zia Paolina, che si sta prendendo cura di lui. «Angelica era una donna forte, combattiva, era una donna, ma prima di tutto una persona - ha proseguito il sindaco Tondini -. Di fronte a una morte così devastante sembra impossibile ritrovare l’amore per la vita, ma il mio impegno e dei guardamigliesi, qui, stasera, è di educare all’affettività, a una consapevolezza corporea positiva, alla gestione razionale della rabbia. Il vero male è “non prevenire” e allora cominciamo da qui». Come marinai che guardano insieme il loro comandante prima di affrontare il mare, i presenti hanno cercato in quelle parole la forza per lottare, insieme, per un futuro migliore. E allora le fragilità si sono disvelate in sospiri, lacrime. «Con il suo sorriso Angelica vorrebbe asciugarle tutte - ha detto guardandosi attorno il primo cittadino, e poi ha aggiunto -: l’amore riempie il nostro cuore e non uccide, dobbiamo andare via con questa certezza». L’amore. Vi hanno fatto appello anche i compagni di classe di Luciano e il parroco don Francesco Bossi, nell’invito a rivolgere al Padre una preghiera per Angelica. La visita alla camera ardente è stata l’ultima litania.
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