Individuato il responsabile dell’inquinamento della roggia Brembiolina di Somaglia, all’interno dell’oasi Monticchie.
Si tratta del titolare di un’azienda agricola di quella zona, dove c’è un impianto di biogas. E proprio lo scarto della lavorazione del biogas, il cosiddetto digestato, è finito nel corso d’acqua provocando la moria di pesci.
La stessa cosa, in altre parole, che era già accaduta solo pochi giorni prima anche a Lodi Vecchio.
La polizia provinciale, già la settimana scorsa, aveva ricevuto diverse segnalazioni da parte di agricoltori e passanti di Somaglia che riferivano di pesci morti in quel corso d’acqua. L’intervento era stato immediato.
E le pattuglie, risalendo la corrente della Brembiolina, erano risaliti fino al punto da cui partiva l’inquinamento. Ovvero un’azienda agricola in cui c’è un impianto di biogas. Il digestato, ovvero quello che resta del mais e di altri prodotti vegetali dopo la fermentazione, era stato utilizzato come fertilizzante per i campi, un’operazione consentita, ma le piogge dei giorni scorsi e forse una quantità eccessiva utilizzata hanno “spinto” queste sostanze verso il corso d’acqua.
Per l’agricoltore è scattata quindi la denuncia alla procura della repubblica per “abbandono di rifiuti speciali”.
Quello di Somaglia è l’ottavo episodio di inquinamento venuto alla luce nel giro di una settimana. I precedenti erano stati a Mirabello di Senna, Turano, Camairago (due episodi), Mairago, Comazzo e Lodi Vecchio.
Un’escalation preoccupante che il comandante della polizia provinciale lodigiana, Arcangelo Miano, non riesce a spiegarsi.
«Forse è dovuto alle piogge delle settimane scorse -dice -. Ma l’importante è che per tutti i casi che ci sono stati segnalati siamo sempre riusciti a individuare i responsabili». Secondo il direttore dell’Arpa di Lodi, Walter Di Rocco, si tratta purtroppo di un fenomeno che, dopo tanti giorni di pioggia, è quasi inevitabile.
«Qualcuno fa il furto e approfitta dei corsi d’acqua pieni di fango per liberarsi di certe sostanze - dichiara Di Rocco -. È probabile che anche nelle settimane precedenti ci siano stati inquinamenti e che nessuno se ne sia accorto proprio per lo stato delle rogge. Altre volte, invece, i terreni non riescono ad assorbire tutta l’acqua e questa finisce nei canali portandosi dietro tutto quello che trova, compresi liquami e fertilizzanti. Per questo è vietato spargere queste sostanze nei giorni di pioggia abbondante. E poi vanno in tilt anche i depuratori».
Le conseguenze di questi sversamenti abusivi li conoscono bene i pescatori che frequentano anche questi corsi d’acqua.
«Per parecchio tempo nel tratto inquinato non c’è più vita - spiega Serafino Redolfi, responsabile della sezione lodigiana della Federazione italiana pesca -, ci vuole qualche mese di acqua pulitissima per ritornare alla situazione precedente».
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