La Regione spegne i falò: divampano le polemiche. Una legge del Pirellone intende combattere l’inquinamento, vietando l’accensione dei falò dal 15 ottobre al 15 aprile, ma così rischiano di spegnersi numerose feste anche nel Basso Lodigiano: dai falò della Merla di Meleti e Crotta d’Adda, al fuoco di Sant’Antonio a Casale, Somaglia, Senna lodigiana e Sant’Angelo. La notizia si è diffusa nei giorni scorsi, quando nel Cremonese il gruppo biblioteca di Cicognolo ha dovuto spegnere la seconda edizione del falò di San Omobono, per l’intervento delle guardie forestali. Mai avrebbero pensato i lodigiani che questa norma, fatta contro l’inquinamento atmosferico, riguardasse anche i falò delle feste di paese, che ora rischiano di pagare per una legge che ha una sua validità nell’evitare l’innalzamento dei valori del Pm10, ma che rimette in discussione alcuni comportamenti quotidiani e soprattutto incide sulle emissioni da uso abitativo, privato, imprenditoriale. In difesa delle feste e delle tradizioni lodigiane ora soffia sul fuoco il consigliere regionale del Partito democratico Fabrizio Santantonio. «L’interrogazione che intendiamo presentare serve a capire quanti siano gli eventi a rischio - spiega Santantonio -, ma abbiamo scoperto che dalla Bassa mantovana fino alla Valtellina si rintracciano feste in cui i falò sono un momento di aggregazione e socializzazione fortissimo che ha radici antiche - spiega Santantonio - quindi, i tempi dell’interrogazione rischiano di essere troppo lunghi e occorre invece che sia data risposta immediata a questa richiesta che viene dai territori». «Abbiamo già interessato l’Anci e chiesto che, nella seduta di giunta della prossima settimana, Regione Lombardia emetta una delibera che consenta l’accensione dei fuochi per le feste popolari e tradizionali - precisa Santantonio -: Formigoni e l’assessore all’ambiente Raimondi prendano al più presto una decisione che vada nella direzione auspicata dalle Pro loco, dai comuni lombardi, dalle associazioni e dai gruppi di tradizione popolare che lavorano spesso per mesi per organizzare al meglio i momenti di festa nei tanti paesi della nostra regione, perché non è pensabile che alcuni degli incontri più sentiti e antichi delle nostre comunità debbano finire per colpa di una legge».
Tra i riti più antichi che rischiano di essere “carbonizzati” dal Pirellone spiccano i Canti della Merla con il tradizionale falò della “vecia”, bruciata per cancellare le cose brutte dell’anno trascorso e aprire il nuovo anno con gli auspici migliori, nei giorni più freddi dell’anno. A Casale invece Giuseppe Codazzi accende il fuoco di Sant’Antonio, il 17 gennaio, dal 1951, da quando aveva 12 anni. «Dobbiamo ancora inoltrare la richiesta - spiega Codazzi -, ma speriamo davvero che non venga cancellato, anche perchè non avrebbe senso: bruciamo solo bancali di legno, puliti, nulla di nocivo». I problemi dell’inquinamento sono ben altri in effetti, dunque l’auspicio è che alla fine prevalga il buon senso a dispetto della burocrazia.
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