Strage di lepri a San Rocco al Porto. Sono state braccate da cani e i loro corpi dilaniati, le 13 lepri della zona di ripopolamento e cattura in zona San Sisto trovate morte nei giorni scorsi da alcuni cacciatori dell’ambito Laudense Sud. I volontari stavano perlustrando i terreni per verificare se con la neve ci fossero animali in difficoltà o bisognosi di cibo, non immaginavano che avrebbero rinvenuto 13 lepri, quelle contate per lo meno ma non si esclude ve ne fossero altre, uccise. Si direbbe sbranate. Le impronte vicine alle carcasse sembrano riconducibili a cani di grossa taglia, se randagi o di qualche cascina nei paraggi è impossibile dirlo. Sulla neve le bestiole non riescono a correre come sul terreno asciutto, le loro zampette affondano, e diventano facili prede. L’amarezza per la mattanza di per sé grave, è ingigantita dal fatto che va a incidere sulla già precaria sopravvivenza della lepre, specie oggi a rischio. I cacciatori, insieme allo Zooprofilattico e l’Asl di Lodi stanno portando avanti un progetto per il ripopolamento dei piccoli mammiferi sul territorio e le difficoltà non sono poche. Da qualche tempo è in atto una preoccupante riduzione del numero di lepri nel Lodigiano così come sul Piacentino e in altre province vicine, e il dramma è che non si è ancora riusciti a individuarne le cause. A questo scopo si è investito nella ricerca, e dal canto loro i cacciatori si sono impegnati ad allevare e reimmettere le lepri nelle Zrc, consegnando agli enti preposti gli esemplari trovati morti. Quello che hanno prontamente fatto anche in questa circostanza. Alla luce dell’accaduto, il presidente dell’ambito Laudense Sud, Ivano Zilli, che proprio ieri ha incontrato gli iscritti in sede per discutere anche di questa faccenda, si fa portavoce di una serie di richieste definite «necessarie»: «Siamo molto preoccupati - dice -. Chiediamo di sensibilizzare i proprietari di cani perché li tengano controllati specie in queste situazioni particolari come la nevicata dei giorni scorsi, onde evitare che si ripetano altre stragi, ma ci rivolgiamo anche ai comuni perché mettano in atto strategie per ridurre il fenomeno del randagismo, e all’Asl affinché riverifichi se i possessori di cani siano in regola con i microchip». I cacciatori sollecitano un’azione comune, che non renda vano il loro sforzo per tenere la lepre in vita.
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