
«Stefano Raimondi è morto perché è caduto a terra, non perché è stato colpito»: questa la linea difensiva del ragazzo svizzero-greco di 23 anni che la notte tra il 28 e il 29 luglio in una discoteca di Mykonos aveva preso a bottigliate sulla testa il 21enne di Ospedaletto Lodigiano, in vacanza con gli amici. Una linea alla quale l’avvocato della famiglia Raimondi, Angelo Benelli, replica duramente: «L’autopsia porta a una ricostruzione molto diversa – osserva il legale – non solo ci sono fratture, ma anche un’infossatura di alcune ossa del cranio». Difficile spiegarle con la caduta su un pavimento piano. Una caduta che comunque sarebbe avvenuta come conseguenza dei colpi inferti dal 23enne allo studente lodigiano della Cattolica. Secondo l’avvocato greco Alexandra Dimou, che sta affiancando in Grecia i legali della famiglia Raimondi, potrebbe essere necessario incaricare un medico legale di parte che valuti le risultanze dell’autopsia. L’ipotesi di accusa originaria era di omicidio volontario, ma il Codice penale greco prevede una qualificazione dell’omicidio diversa da quello italiano. Dallo studio Benelli sembra escludersi che una difesa di questo tipo interrompa il nesso di causalità tra l’aggressione e la morte, ma ovviamente saranno i giudici greci a valutare, dovendo esaminare anche le istanze di un avvocato notissimo nel Paese, Nikos Konstadopoulos, già leader politico, cui la famiglia di Alexander Georgiadis, il presunto omicida, ha affidato la difesa del ragazzo. Le indagini formalmente non sono ancora concluse, e agli atti non c’è il filmato delle telecamere interne della discoteca Cayo Paradiso. L’avvocato Dimou, nell’immediatezza del fatto, quel filmato l’aveva visto: «La mia impressione è che non si veda nulla», spiega. Forse un’elaborazione delle immagini potrebbe far emergere elementi utili. «Abbiamo già sollecitato la giustizia greca affinché celebri il processo al più presto, e sappiamo che la fase istruttoria si sta evolvendo», si limita ad aggiungere l’avvocato Benelli. Il 23enne con doppia cittadinanza resta agli arresti domiciliari, dopo aver ottenuto in dicembre la scarcerazione, e ha solo il permesso di lavorare, nel bar di uno zio ad Atene. L’aggressione con esito mortale a colpi di bottiglia in testa era scattata nel cuore della notte, nella discoteca affollata, dopo una banale discussione tra la compagnia del lodigiano e quella dello svizzero-greco per l’utilizzo di un tavolo. La bottiglia, possibile arma del delitto, non era stata recuperata dalla polizia greca. La famiglia Raimondi chiede l’ergastolo.
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