È passato un anno dal macabro ritrovamento della salma di un marocchino di 21 anni ucciso, fatto a pezzi e abbandonato in riva al Lambro a Orio Litta. Ma i carabinieri non se ne sono dimenticati: «Le indagini vanno avanti», assicurano gli inquirenti. E la pista del regolamento di conti per lo spaccio di droga, reato per il quale la vittima risulta avesse dei precedenti, al momento non è nemmeno l’unica a venire battuta. Il riserbo, per un caso di omicidio così difficile da risolvere e forse connesso anche a un precedente omicidio con cadavere abbandonato a Inverno e Monteleone, è assoluto. Tra quel poco che finora è trapelato, la localizzazione del delitto nel Sudmilano, nei pressi di Locate Triulzi, e l’arresto per spaccio nell’ottobre dello scorso anno di un marocchino quasi coetaneo della vittima, un giovane che forse era con lui anche nelle ultime ore di vita e che avrebbe ammesso, interrogato, di aver conosciuto quel giovane connazionale, dopo aver confessato subito di essere responsabile degli episodi di spaccio che gli vengono contestati. Ma anche da questa pista non sarebbero poi emerse ulteriori novità.
«Qui a Orio non se ne parla più», constata il sindaco Pierluigi Cappelletti. Il luogo del ritrovamento è per certi versi cambiato rispetto all’1 aprile del 2011, quando un ciclista di passaggio aveva segnalato la presenza di strani pezzi di manichino nella scarpata del fiume. L’Aipo è finalmente intervenuta per ripulire sia il bosco di robinie tra la strada e il campo adiacente, sia la discarica abusiva di cemento-amianto appena dopo il ponte della ferrovia. La sbarra che dovrebbe chiudere l’accesso alla strada, usata dagli assassini per scaricare i sacchi contenenti i pezzi di cadavere (senza mani né testa) è però aperta, senza lucchetto, e questo agevola il “lavoro” delle prostitute, che sono tornate, si dice, a utilizzare l’incrocio della strada campestre per farsi notare dagli automobilisti in transito.
La scarpata dell’orribile ritrovamento sarà presto interessata da una campagna di pulizie a opera di volontari in collaborazione con il Comune, e c’è chi pensa di sistemare anche le rampe che scendono fino alla riva del fiume per creare un passaggio sterrato per le biciclette, per evitare che i cicloamatori debbano attraversare la ex statale Mantovana.
In tempi di indagini tecniche e dna, le 48 ore iniziali ritenute fondamentali per risolvere gli omicidi possono venire recuperate anche dopo mesi, o anni, e gli investigatori dopo ogni strada senza uscita stanno tornando indietro per imboccarne di nuove. Di elementi ne sono stati raccolti tanti: la convinzione, sembra di capire tra gli inquirenti, è che anche questo omicidio non rimarrà impunito.
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