n «Nessun allarmismo, ma qui c’è da preoccuparsi»: è con le parole dei tecnici del Comitato contro l’impianto che si sono probabilmente identificate le oltre 200 persone presenti ieri sera nel salone delle Acli di via Marsala. Un altro centinaio sono transitate per le Acli e poi hanno desistito per l’impossibilità di entrare nella sala, diverse decine si sono accalcate per le scale o hanno atteso nell’atrio sottostante.
Un pubblico incuriosito, attento e silenzioso, solo a tratti rumoreggiante in corrispondenza di qualche passaggio più critico, ha seguito le relazioni dei tecnici, che hanno cercato di far emergere dubbi e perplessità piuttosto che dare risposte certe.
La serata è stata introdotta da Federico Moro, segretario del Partito Democratico e consigliere di minoranza, che già aveva annunciato l’intenzione però di lasciare la veste politica per dare ai cittadini la guida del movimento contro il no all’impianto della Elcon. Diversi gli esponenti di centrosinistra presenti in sala, tra cui il segretario provinciale Mauro Soldati e il consigliere regionale di minoranza Antonio Santantonio, ma in prima fila c’erano anche l’assessore comunale alla cultura di Casale Flavio Daino, l’ex assessore Antonio Spelta, l’ex capogruppo del Pdl, oggi componente del gruppo autonomo Casale Domani, Antonio Palermo. Presenti membri di amministrazioni comunali della Bassa.
Dopo l’annuncio della sospensione dell’iter autorizzativo, che ha suscitato qualche respiro di sollievo subito rimasto in gola però perché non è uno stop al progetto, la parola è passata ai tecnici.
Luca Canova e Luca Velardita hanno illustrato il primo il progetto tecnico, il secondo l’impatto ambientale in generale e le possibili ricadute sulla salute pubblica.
«Il diavolo sta nei dettagli sulle tematiche ambientali – ha spiegato Luca Canova -. Più che il progetto nel suo insieme, ci sono aspetti particolari che destano molte perplessità, e su queste rimangono i dubbi più seri».
Per esempio, la rosa dei venti allegata al progetto della Elcon per ipotizzare le ricadute a terra degli inquinanti bruciati non è quella reale di Casale, ma quella di Tavazzano. Secondo il progetto, i venti spingono le emissioni lontano dall’abitato di Casale, secondo la rosa dei venti reale, le emissioni punterebbero dritte sul quartiere al di là della via Emilia, in via Adda, via Crema e zona Stazione. Dubbi riguardano poi i rifiuti in ingresso e conseguentemente gli inquinanti immessi in aria, piombo, nichel, cromo esavalente. Per tutti questi motivi «non si vuole fare allarmismo, ma qui c’è da preoccuparsi», come ha esordito Luca Velardita nella sua esposizione relativa alle possibili ricadute sulla salute.
La serata è poi proseguita con un ricco dibattito che ha coinvolto diversi cittadini.
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