Raimondi, il papà: «Lasciati soli»

L’amarezza della famiglia di Stefano, lo studente 20enne ucciso a Mykonos: «Se il governo si fosse fatto

sentire, forse avremmo avuto un verdetto diverso»

«I giudici dell’isola di Samos hanno fatto un lavoro attento, hanno capito che la linea della difesa non stava in piedi e hanno applicato la legge che potevano applicare, andando vicini alla condanna massima. Ma la questione è stata l'udienza preliminare in cui, senza nemmeno informarci, l'accusa di omicidio era stata trasformata in quella di lesioni»: il papà di Stefano Raimondi, tornato a Ospedaletto dopo aver assistito al processo- maratona di tre giorni di fila in Grecia per la morte del figlio Stefano, ammazzato da un altro turista in discoteca, la forza di denunciare «l’Italia ci ha lasciati soli».

«Non ho ricevuto una sola telefonata di un politico, o dal ministero degli Esteri», prosegue il padre dello studente lodigiano dell'Università Cattolica ammazzato con una bottigliata in testa dallo svizzero-greco Alexander Georgiadis la notte del 28 luglio 2011. «L’ultima comunicazione è stata una e-mail dell'ambasciata d’Atene che, dopo aver promesso che si sarebbe fatta carico dell’interprete, che ci ha assegnato, ci ha invece comunicato che dovevamo pagarlo noi. Ora, questo è un costo minimo rispetto all'impegno enorme che abbiamo dovuto affrontare per andare più volte in Grecia, noi e gli avvocati, incaricare un bravo difensore di Atene per tenere testa all’avvocato dell’imputato, incaricare consulenti medici e tecnici. Se fosse successo al figlio di un operaio, di venire ammazzato in vacanza, la sua famiglia come avrebbe potuto fare? Ci siamo trovati di fronte a una controparte che a mio parere ha usato toni arroganti, minacciando di “denunciare i giudici”, capace di pagare subito i 30mila euro di cauzione per ottenere la scarcerazione. E poi c’era stata l’udienza in cui l'iniziale accusa di omicidio si è mutata in “lesioni mortali”, equivalente al nostro omicidio preterintenzionale: se avessimo avuto il governo italiano a sostenerci, visto tra l’altro che c’è un filmato che dimostra pacificamente che Stefano non ha alzato le mani, forse le cose sarebbero andate diversamente, a mio parere».

Per Paolo Raimondi, «mentre la corte ha avuto un grosso rispetto per noi, l'Italia dovrebbe fare di più perché gli italiani all'estero siano rispettati, soprattutto quando sono vittime, come in questo caso. Con le tasse che paghiamo, ritengo che sia il minimo. E non lo dico per me, ma per tutti quelli che dovessero trovarsi in una situazione come la nostra. Ci siamo sentiti soli in terra straniera, abbiamo potuto contare solo sulle nostre forze. E la fortuna è stata di avere bravi avvocati. Ai dieci anni di condanna non ci penso più di tanto, fossero stati anche 50, nessuno potrà mai restituirci Stefano, che è il figlio che tutti vorrebbero avere. E pensare che erano i suoi amici a ballare vicino alla compagnia dello svizzero. Lui era in disparte, quando ha visto che i ragazzi le stavano prendendo si è avvicinato, l'ho visto chiaramente nel video, ha chiesto “cosa fai?”, e per tutta risposta ha avuto la testa spaccata».

L’esecuzione della pena per Georgiadis è sospesa in vista dell'appello e per un risarcimento la famiglia dovrà intentare un secondo processo, civile.

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