La notizia è scoppiata come una bomba: Schneider Electric, il colosso francese con sede a Guardamiglio (ex Areva), ha annunciato l’intenzione di lasciare il Lodigiano e trasferire tutti i 160 dipendenti a Stezzano, in provincia di Bergamo, dove l’azienda vorrebbe concentrare la produzione degli apparecchi elettronici di media tensione. I sindacati sono già sul piede di guerra e hanno proclamato uno sciopero per la prossima settimana, il 10 settembre, proprio il giorno in cui è previsto il primo incontro con i vertici della multinazionale.
«L’azienda si è giustificata dicendo che a Guardamiglio la sede è in affitto - spiega Giovanni Ranzini, segretario provinciale della Fiom Cgil -, il contratto doveva essere ridiscusso ma l’azienda si è lamentata dei costi troppo elevati. Non credo che il motivo sia davvero solo questo, nel Lodigiano ci sono tanti altri capannoni sfitti che potrebbero essere utilizzati. Oltre a questa motivazione, la Schneider ha sollevato la questione della ristrutturazione aziendale, legata alle difficoltà del mercato».
I sindacati delle tute blu non sono naturalmente d’accordo rispetto al progetto e alla dismiossione del sito produttivo, anche perché vorrebbero mantenere l’occupazione sul territorio: «Qui se ne vanno via tutti - lamenta Ranzini -, abbiamo intenzione di coinvolgere le istituzioni, già domani (oggi, ndr) riusciremo forse a incontrare il sindaco di Guardamiglio ma chiederemo anche l’intervento della Provincia».
Al momento il sito di Stezzano conta 580 lavoratori, che con i 16o dipendenti lodigiani supererebbe la soglia dei 700 addetti. Lo stabilimento produce apparecchi elettrici di media tensione e materiale di installazione in termoplastico, secondo le intenzioni della Schneider saranno accolte alcune nuove linee produttive, mentre altre saranno razionalizzate. Secondo quanto prospettato ai sindacati orobici, la dismissione dello stabilimento di Guardamiglio avverrebbe in modo graduale, a partire dalla prossima primavera, la conclusione sarebbe invece prevista per settembre 2013.
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