Servizi sociali, quando la civiltà contadina fa sistema

Tredici Comuni riuniti a Caselle Landi per discutere su sanità, anziani e volontariato

Fare sistema. Mettersi insieme per risolvere i problemi. Anche quelli dell’assistenza sociale e della sanità. E’ questa la sfida lanciata lunedì sera nella sala polivalente del municipio di Caselle Landi da tredici amministrazioni comunali della Bassa, chiamate a confrontarsi con il direttore generale dell’Azienda sanitaria del Lodigiano, Claudio Garbelli, e con il presidente del Consorzio per i servizi alla persona, Sergio Rancati. “E se questo tentativo non riesce qui, tra comuni che già collaborano da tempo su fronti diversi come non succede in altre zone del territorio, non potrà funzionare altrove”, ha commentato il direttore del “Cittadino”, Ferruccio Pallavera, che già a febbraio, in un precedente confronto tra i sindaci, aveva insistito su questo tema facendosi promotore della serata di Caselle.

ALLEANZA SENZA COLORE

Tra i primi cittadini di quella fetta di territorio che da Codogno si apre verso il Po, l’estrema propaggine meridionale della Provincia di Lodi, esiste un’intesa già collaudata sul fronte dei servizi. Le amministrazioni di qui sono abituate a portare a un tavolo comune la risoluzione dei problemi, come quelli scolastici o della raccolta rifiuti, ad esempio. Senza badare all’appartenenza partitica, al colore di questa o quella giunta. Castelnuovo Bocca d’Adda, Cavacurta, Corno Giovine, Cornovecchio, Fombio, Guardamiglio, Maccastorna, Maleo, Meleti, San Fiorano, San Rocco al Porto, Santo Stefano Lodigiano: sono questi i centri che hanno preso l’abitudine di condividere problematiche e soluzioni dove possibile.

E sono sempre questi i comuni che il 15 febbraio, in una precedente riunione a Caselle Landi, hanno gettato le basi dell’incontro di giovedì, che con il coordinamento del “Cittadino” e del suo direttore, accanto ai problemi del sociale avrebbe dovuto trattare anche di quelli della sanità, ma dove per improrogabili impegni del direttore generale Giuseppe Rossi, è mancata la voce dell’Azienda ospedaliera del Lodigiano. Di carne al fuoco, però, ne è stata messa comunque parecchia. “Perché quello di stasera – ha detto nella sua introduzione il padrone di casa, Piero Luigi Bianchi, sindaco di Caselle – vuole rappresentare un passo avanti rispetto al percorso e ai temi che abbiamo condiviso fin qui e si inserisce in un dibattito già iniziato attraverso gli Stati generali del Lodigiano”. I suoi colleghi, che insieme rappresentano una popolazione di circa 20mila abitanti, non si sono fatti pregare, e in una veloce carrellata hanno messo sul tavolo situazioni e problematiche. Eccole.

L’AGENDA DEI SINDACI

- Giuseppe Ravera, sindaco di San Rocco al Porto, comune a 30 chilometri da Lodi ma solo a due da Piacenza, città che intercetta gran parte della domanda di sanità e assistenza: “In paese abbiamo una Rsa (Residenza sanitaria assistenziale, in soldoni una casa di riposo, ndr), che funziona. Ha 15 posti per i residenti e 5 a disposizione dei comuni vicini. Vive grazie alle rette degli utenti, perché è solo riconosciuta ma non accreditata. Vorremmo sapere cosa la Regione sta pensando sullo sviluppo di Rsa come questa”.

- Piero Giovanetti, sindaco di Maccastorna, il comune più piccolo del territorio, gestisce direttamente la delega alla sanità e all’assistenza del suo municipio: “Si dice che l’assistenza domiciliare sia un servizio destinato ad essere sospeso. E’ vero o no? Come lo si sostituirà?”.

- Paolo Belloni, sindaco di Corno Giovine, punta il dito contro una politica che a parole vuole privilegiare il decentramento, ma nei fatti continua a gestire a livello centralistico le risorse economiche: “E’ arrivato il momento di ribaltare questa posizione. I comuni sono la base del territorio, ma al loro protagonismo deve corrispondere una dote di risorse adeguata a risolvere i problemi. Spesso, invece, non abbiamo la possibilità di intervenire e vengono calate dall’alto delle scelte che non rispondono ai reali bisogni della popolazione”.

- Antonio Mariani, sindaco di San Fiorano, sottolinea la solitudine di fronte ai problemi in cui vengono lasciati gli amministratori dei piccoli comuni: “Bisogna essere missionari per fare i sindaci ultimamente. Di sicuro, nessuno di noi lo fa per interesse personale, ma diventa sempre più dura”. E a chi propone la soppressione dei centri più piccoli ribatte: “Nessuno osi dire che i costi della politica sono i piccoli comuni. Tutto quello che fai, lo metti in campo esclusivamente per il tuo paese”. Sull’assistenza, ricorda la prossimità con Codogno: “E’ lì che ci si appoggia per i servizi”.

- Massimiliano Lodigiani, sindaco di Santo Stefano Lodigiano, rimarca la forte differenza tra il nord e il sud della provincia: “La Bassa è un territorio vasto, nel quale le diverse località sono spesso sparse, ma dove nessuno vuole giustamente sentirsi cittadino di serie B”. E allora bisogna calibrare i servizi su una realtà del genere, tenendo anche conto del fatto che qui si vive bene e a lungo. “Da noi l’eta media avanza più che altrove: è una “bomba” pronta a esplodere”. Anche perché nelle Rsa i posti sono saturi, “le liste d’attesa sono un grande problema: bisogna aspettare anni prima di occupare un posto, e oggi manca una risposta adeguata su questo fronte da parte degli enti superiori”, che tra l’altro sono tanti e con competenze frammentate: Regione Lombardia, Asl, Provincia, Consorzio, comuni: “O razionalizziamo questi enti, o ci preoccupiamo solo di tenerli in piedi ma senza poter dare risposte ai cittadini”. Oggi è ancora la “cultura della Bassa”, che affonda le sue radici nella tradizione contadina, nella solidarietà e nella famiglia “a far sì che gli anziani non siano numeri ma persone. Ma quanto potrà durare ancora?”.

-Fabrizio Lucchini, sindaco di Castelnuovo Bocca d’Adda: “Tutti i giorni dobbiamo affrontare problemi, ma andiamo avanti. Mi ha fatto piacere trovare però tra i sindaci dei nostri comuni questo legame di amicizia e collaborazione”. Poi, un’emergenza concreta, ancora legata al mondo degli anziani e alla chiusura del locale centro “Due Torri”, con il conseguente “trasloco” degli ospiti nella Rsa di Meleti: “Il problema è grosso. Sto lavorando per riaprire questa struttura che è stata chiusa dopo tanti investimenti. Il Consorzio fa molto, ma con la carenza di posti per gli anziani che c’è, dobbiamo valorizzare anche le piccole realtà”.

- Daniele Saltarelli, sindaco di Cavacurta: “La spesa sociale è una voce rilevante del nostro bilancio comunale ed è spesso solo grazie al supporto dei volontari, nel nostro caso dell’Auser, che riusciamo a offrire dei servizi necessari agli anziani”. Ma Saltarelli guarda anche ai più giovani: “Sul territorio abbiamo la necessità di avere asili nido, dove poter “parcheggiare” i bambini. Oggi non ci sono posti e, quando ci sono, le spese da sostenere diventano ingenti. Ma sono servizi come questi che ci permettono di poter trattenere i giovani nei nostri comuni ed evitare che si spostino altrove”. E anche lui rifiuta l’addebito ai piccoli comuni di essere fonte di sprechi: “In realtà come la nostra siamo attenti anche ai 50 euro!”.

- Piero Luigi Bianchi, sindaco di Caselle Landi, punta diritto alla soluzione: “Dobbiamo creare una rete sul territorio per risolvere le criticità. Le risposte possono arrivare solo se il Lodigiano diventa solidale nel suo complesso”, superando ogni divisione e campanilismo, “perché non bisogna più pensare solo a “dove” risolvere i problemi, ma piuttosto a “come” farlo nel migliore dei modi”. Perché i comuni da soli non possono farcela a sostenere le necessità dei disabili o delle persone ricoverate in case di cura. Esempi di segno positivo sono l’asilo nido di Cornovecchio (l’amministrazione del sindaco Giuseppe Bragalini non era presente alla serata per la contestuale convocazione del consiglio comunale), sostenuto da più comuni. O il fondo di solidarietà per il lavoro, “perché dobbiamo saper andare incontro anche alle esigenze dei giovani, soprattutto oggi che riscontriamo come non ci sia un impegno adeguato a creare nuove opportunità di occupazione”.

-Maria Grazia Tondini Rossi, sindaco di Guardamiglio, fotografa già con due numeri alcune delle criticità che il suo paese deve affrontare: su 2.740 residenti, 568 sono over 65; sul totale della popolazione, il 13 per cento è costituito da stranieri regolari. E poi si chiede come evitare la fuga sanitaria verso Piacenza, se oggi mancano persino specialità di base nei due ospedali della Bassa: “Pensiamo a pediatria. In passato le strutture locali hanno attutito l’esodo verso Piacenza; oggi, invece, bisogna andarci per forza o in alternativa scegliere Lodi. Vorremmo sapere quale sarà il futuro degli ospedali di Casale e Codogno. Ma anche quale ruolo dovranno ricoprire in futuro i medici di famiglia. Quale risposta si prepara sui temi dei distretti, dei servizi e delle specializzazioni che un tempo erano presenti”.

- Giorgio Bassi, assessore di Fombio, ricorda come, sul tema ospedali, trent’anni dopo gli scontri in casa democristiana tra Francangelo Riboldi (Codogno) e Paolo Bernabei (Casalpusterlengo), non sia ancora cambiato nulla e i problemi anzi siano peggiorati. “Forse è arrivato il momento di verificare la possibilità di unire in un’unica struttura i servizi ospedalieri, magari puntando su qualche eccellenza. I risparmi potrebbero rappresentare risorse importanti da rimettere in circolo. La mancanza di decisioni alla fine la pagano realtà come la nostra. Credo che questo sia un tema su cui riflettere nei prossimi mesi, non certo nei prossimi anni: ne sono passati fin troppi”.

- Francesco Bergamaschi, assessore a Maleo, sottolinea il ruolo fondamentale del volontariato, ma ricorda come manchi un vero ricambio generazionale in questo ambito. I volontari, spesso dei pensionati, diventano a loro volta più anziani, “e mi preoccupo perché rischiamo di perderli e di far venir meno alcuni servizi”. Anche Bergamaschi, come Lodigiani, sollecita un lavoro comune “per non far sentire i nostri cittadini di serie B, perché anche loro abbiano diritto agli interventi di cui hanno bisogno, come accade a Codogno, Lodi o Sant’Angelo. E’ necessario trovare un sistema che tolga la croce dal sindaco del piccolo paese”.

- Barbara Bergamaschi, consigliere comunale a Meleti, punta il dito su un servizio in particolare, quello prelievi: “A noi farebbe piacere avere a disposizione qualcuno che si rendesse disponibile come in passato, ma nel rispetto delle norme attuali, per fare prelievi a domicilio ai nostri cittadini”.

- Teresa Tansini, assessore a Santo Stefano Lodigiano, chiude il giro degli interventi rimarcando una delle ragioni delle fughe verso Piacenza o Cremona: “Perché a Lodi i cittadini non trovano risposte. A Lodi i tempi di attesa della sanità sono lunghissimi”.

NUOVE SOLUZIONI

Tanti problemi, dunque. Riassunti in punti dal direttore del “Cittadino”: il volontariato senza ricambio (“Sono gli stessi volontari a lamentarsi di essere gli stessi di cinque anni fa. Non ne arrivano di nuovi”), l’età media che si alza e la difficoltà di “istituzionalizzare” gli anziani, perché i posti sono quelli che sono e le liste d’attesa non calano (“anche perché il livello di assistenza nelle Rsa oggi è tale che si sono trasformate in piccoli ospedali, dove non muore più nessuno: 3 o 4 ultracentenari su cinque oggi vivono in casa di riposo”), ma anche i problemi legati alla disoccupazione giovanile che aumenta (“e qui nella Bassa, più che altrove, è difficile trovare nuove opportunità. Eppure è proprio qui che la famiglia tiene ancora – rileva Ferruccio Pallavera -. Qui il tessuto contadino dà risposte altrove inimmaginabili”).

Tanti problemi e la soluzione suggerita dal dibattito: trovare percorsi nuovi, battere strade diverse dall’ospedalizzazione o dai servizi tradizionali. La Bassa, dice Pallavera, può far da cavia, proporsi come terreno di sperimentazione, “per far nascere qualcosa di nuovo che possa poi contagiare il resto del Lodigiano. E’ una bella scommessa – ha concluso il direttore del nostro quotidiano – ma che non si può perdere, perché fino a quando avremo la fortuna di trovare amministrazioni che interagiscono così?”.

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