Un inceneritore sull’area della Lever

Il progetto: bruciare rifiuti farmaceutici inquinanti

Macché impianto per la pulizia delle acque industriali: sarà un vero e proprio inceneritore di rifiuti industriali, ossia di rifiuti tossici e nocivi, provenienti dal settore chimico e farmaceutico. Questo è ciò che sta per insediarsi a Casalpusterlengo, con il tacito assenso di maggioranza e opposizioni.

La notizia l’ha fornita Il Cittadino nei giorni scorsi: a Casale nei capannoni Lever si insedierà la società israeliana Elcon, che ha acquistato circa 20 mila metri quadrati con lo scopo di realizzare un’attività produttiva che darà lavoro a 35 persone.

È stato detto che il futuro impianto si occuperà di rifiuti liquidi industriali tramite un procedimento coperto da brevetto internazionale. Eseguirà un trattamento chimico-fisico per la pulizia delle acque industriali, perlopiù provenienti da attività farmaceutiche, con una capacità massima di lavorazione di 500 tonnellate al giorno per una potenzialità annua di 175 mila tonnellate.

Da qualche tempo a questa parte, però, le piccole aziende del Lodigiano e delle province vicine produttrici di rifiuti industriali nocivi stanno facendo circolare la voce che a partire dal prossimo autunno non avranno più problemi di smaltimento, perché “l’inceneritore” di Casale riceverà tutta la loro produzione.

Il processo di trattamento ipotizzato nell’area Lever prevede sostanzialmente una prima fase di trattamento chimico che produce un fango da sottoporre a essicazione in un forno, e successivamente una seconda fase di “strippaggio” della fase organica volatile, poi inviata alla cosiddetta “ossidazione termica”.

Mentre la prima fase, che si può definire di pretrattamento - sostengono gli esperti del settore - è costituita da un processo di natura chimico-fisica, oltre che da un trattamento termico di ossidazione-essicazione dei fanghi prodotti, la seconda fase è quella di maggiore impatto, sia a livello energetico che a livello di possibili ripercussioni ambientali.

Infatti quest’ultima fase prevede un’operazione di strippaggio, indirizzata a separare la maggior parte dei componenti volatili, che vengono inviati alla cosiddetta “ossidazione termica”: questa è un vero e proprio inceneritore di rifiuti. Di rifiuti industriali, contrassegnati da acque di scarico altamente inquinanti e pericolose.

Infatti gli esperti che hanno visionato il progetto dell’impianto che sta per insediarsi a Casalpusterlengo non hanno dubbi: dietro la dicitura “ossidazione termica” si nasconde in realtà un inceneritore. Si tratta di un trattamento di combustione di questa frazione di refluo, che potrà anche essere costituita da un elevato tenore di solventi organici di svariate tipologie, ed anche clorurati che, come è noto, possono determinare in fase di combustione la formazione di sostanze tra cui la diossina.

In poche parole, l’impianto che si insedierà a Casalpusterlengo sarà un inceneritore di rifiuti pericolosi e di sostanze che, in caso di malfunzionamento, potrebbero essere immesse nell’ambiente circostante con possibili gravi ripercussioni sull’uomo.

Di tutto questo probabilmente i cittadini di Casalpusterlengo e dei paesi vicini non ne sono a conoscenza. Ma in città qualcuno ne è al corrente. E finora ha taciuto.

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