Un quarantenne di Casalpusterlengo, M.B., è stato raggiunto nelle scorse ore da un’ordinanza di custodia cautelare in carcere del gip di Cremona per le ipotesi di reato di usura ed estorsione, continuate e in concorso; la medesima ordinanza ha colpito anche due calabresi, il 39enne S.C., residente a Suzzara (Mantova), e il 41enne P.V., di casa nel Piacentino. L’operazione è stata condotta dai carabinieri di Desenzano sul Garda (Brescia), in collaborazione con il comando dell’Arma di Cremona e con quelli di Lodi e di Piacenza per la fase esecutiva: cinque le perquisizioni effettuate, anche in uno studio del casalino, impegnato nell’edilizia, situato a Piacenza.
A far partire le indagini, nel luglio dello scorso anno, sarebbe stata la denuncia presentata ai carabinieri da parte di un artigiano della ceramica della Bassa Bresciana, L.C., 35 anni, che sostiene di essersi rivolto ai tre per far fronte a difficoltà economiche in cui si sarebbe trovata la propria azienda. Secondo quanto esposto dall’imprenditore che si dice vittima di prestiti a tassi d’interesse illegali, l’importo totale dei finanziamenti “in proprio” sarebbe stato di 135mila euro, a fronte dei quali i tre avrebbero preteso la restituzione di 212mila euro, a scadenze mensili.
Dopo una lunga serie di indagini, basate anche su intercettazioni e pedinamenti, i carabinieri ritengono di aver trovato prove schiaccianti relative a possibili responsabilità penali dei tre ora sottoposti a misura cautelare. Nel corso delle perquisizioni, che hanno interessato sedi lavorative e abitazioni, sarebbe stata trovata anche documentazione ritenuta meritevole di ulteriori approfondimenti investigativi. In particolare gli inquirenti starebbero cercando di capire la ragione dell’emissione di alcune fatture. Da chiarire anche l’origine della disponibilità di denaro da parte dei tre ora sotto indagine.
Secondo quanto trapela dagli inquirenti, alcune delle rate avrebbero comportato il pagamento di interessi del 50 per cento su base mensile. A coordinare l’inchiesta inizialmente era stata la procura della Repubblica di Brescia, quindi, una volta accertato che gli incontri per i pagamenti avvenivano in periferia di Cremona, la competenza è passata alla procura del Torrazzo. I prestiti sarebbero avvenuti tutti in contanti, ma il ruolo dell’imprenditore di Casalpusterlengo resta per diversi aspetti ancora da chiarire: l’artigiano bresciano si sarebbe rivolto in prima battuta a uno dei due calabresi, ma a suo dire sarebbero poi stati tutti e tre, quando il denaro per il rimborso dei prestiti cominciava a mancare, ad avanzare pressioni via via più insistenti. Il bresciano dispone di diversi immobili e anche la sua azienda, sia pure a corto di liquidità, ha un certo valore. Ma l’imprenditore, invece di cedere a richieste sempre più esose, ha chiesto aiuto alle forze dell’ordine. Secondo il comandante provinciale dei carabinieri di Brescia colonnello Marco Turchi il fenomeno dell’usura è «carsico». Un fiume sotterraneo.
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