
(Foto di Bagatta)
San Colombano La morte della 68enne lunedì ha riacceso i riflettori
In 10 minuti passano 24 Tir, in mezzora sono 75, ben più di due al minuto. Ed è una normale mezza mattinata di venerdì, non certo l’orario teorico di punta. «Ma qui tutti i giorni e tutte le ore è uguale, salvo il sabato e domenica», spiegano i residenti. Sulla strada provinciale 234 Mantovana nella zona di Mostiola, frazione di San Colombano, ogni giorno è una sfida al traffico, quello pesante ma non solo. Lunedì, in uscita dalla strada di San Bruno, qui ha perso la vita la 68enne banina Alessandra Chiecchi, travolta da un Tir. E la gente che vive in zona, un centinaio di persone tra la frazione di San Colombano e San Bruno, è preoccupata. «Qui c’è un centro ippico, più avanti un agriturismo, oltre alle persone che vivono in questa via, e dall’altra parte, poco più avanti, ci sono il supermercato Md e il Mc Donald’s – racconta Donato -. Ci vorrebbe un semaforo. Chi lo dice che su una provinciale non si può mettere? Altrove ci sono».
Il pericolo è dato dal gran numero di mezzi pesanti che passano sulla strada e dalla velocità di auto e moto. Mentre parliamo, una vettura è ferma in mezzo alla strada per svoltare a sinistra in via Mostiola, dietro di lei si fermano due auto, dietro ancora arriva un Tir, nemmeno a velocità altissima, che frena a fondo e si ferma a meno di mezzo metro. «Tutti i giorni è così, si rischia l’incidente – dice una residente -. A volte passano moto a velocità folle, e camion sorpassano camion».
Già, perché questi poco meno di due chilometri dalla rotonda della Renault fino alla svolta per Chignolo e Castel San Giovanni sono un lungo rettilineo con diversi incroci a raso e tanti affacci diretti di case e attività. «Abbiamo chiesto di mettere il segnale di località e il limite di 50 all’ora, abbiamo chiesto degli specchi per le uscite dai cortili, perché senza banchina, con l’auto, sei costretto a mettere il muso in strada, abbiamo chiesto autovelox – ricorda Rosa, residente alla Mostiola -. La strada è di Pavia, prima era di Milano, siamo in comune di San Colombano, ma di là c’è Chignolo. Non si sa mai con chi parlare e tutti si dimenticano. Fino al prossimo incidente».
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