In banca dopo il tramonto? Se ne può fare a meno. Parola di clienti e di cittadini comuni, intervistati ieri, intorno alle 18, davanti alla sede di Sant’Angelo di Banca Intesa-San Paolo, nella centralissima via Umberto I. Lo sportello santangiolino è l’unico nel Lodigiano ad aver avviato la rivoluzione che tiene aperte le porte della banca fino alle 20 dal lunedì al venerdì e le serrande alzate anche di sabato mattina. Una scelta, quella del colosso bancario, che entro giugno dovrebbe entrare a regime in oltre 500 sportelli in tutta Italia e che, a Sant’Angelo, ha già incontrato le proteste della Fabi, la Federazione autonoma bancari. Mercoledì sera, infatti, davanti alla sede, si sono riuniti un gruppo di aderenti alla sigla con striscioni e bandiere per chiedere sicurezza e garanzie per i lavoratori, ma anche per i clienti. Ma cosa ne pensano i santangiolini? Dalle 17.45 alle 18.45 di ieri sera, allo sportello si sono avvicinati una decina di clienti, esclusi coloro che, tessera alla mano, hanno fatto uso del servizio bancomat. E anche chi ha svolto operazioni, non crede che l’orario extralarge sia una scelta giusta. «È una cosa esagerata - commenta Gianbattista Devecchi, pensionato 62enne - : sarebbe stato più normale ipotizzare un prolungamento d’orario, magari fino alle 17.30. Poteva essere sufficiente ed effettivamente anche per noi sarebbe stato comodo avere a disposizione del tempo in più. Ma così no, è troppo per i dipendenti». Concorde anche Gigliola Marengo di Caselle Lurani. «Probabilmente si tratta di una scelta fatta per evitare di dover ridurre il personale, che viene così distribuito su turni diversi - argomenta la donna - , ma in questo modo si va a togliere il tempo solitamente destinato alla sfera privata dei dipendenti. E questo vale anche per i supermercati aperti tutte le domeniche e durante le festività. Questi lavoratori quando vedono i loro figli? E noi dove andremo a finire con tutte queste aperture straordinarie, con la possibilità di fare tutto sempre e comunque? Sinceramente non vedo la necessità di un’altra apertura. Mio figlio dice sempre una cosa e sono d’accordo: il Medioevo non è finito, siamo tutti ancora schiavi». A prendere posizione anche Peppino Pisati, assessore nella giunta Crespi. «Per me si tratta di un eccesso, alle 8 di sera la gente è a casa, dove dovrebbero essere anche i dipendenti della banca - dice l’amministratore che è stato in passato anche assessore al patrimonio - : senza contare che oggi, tra le notizie di cronaca, moltissime riguardano casi di violenza sulle donne e sono convinto che andare in banca a quell’ora possa costituire un rischio. Per le dipendenti donne, poi, tornare a casa dopo le 20 significa avere delle difficoltà nella gestione della famiglia. Credo che la scelta vada rivalutata». Convinta che l’ampliamento dell’orario di apertura sia una decisione che va incontro alle necessità di chi lavora, Piera Carenzi, responsabile dell’Automobil Club Milano di piazza Caduti. «È un bel servizio, ma estendere fino alle 20 è troppo, in questo modo si danneggiano i dipendenti - sottolinea - : non dimentichiamoci che il bancomat e la cassa continua sono sempre attivi e molte operazioni oggi vengono svolte online. Eventualmente si poteva tenere aperto fino alle 18.30, massimo le 19. Anche perché, per esempio per chi ha un negozio, versare a un’ora tarda, quando le strade sono semi-deserte può essere rischioso». Non sono d’accordo Angelo Cella, ex calciatore del Sant’Angelo Calcio, e sua moglie Antonella. «Per noi che lavoriamo fino a tardi è un bel vantaggio - spiegano - : e poi la città muore quando i negozi sono chiusi e tutto è spento. Le aperture prolungate contribuiscono a ravvivare il centro».
Rossella Mungiello
© RIPRODUZIONE RISERVATA