«Di fronte alle difficoltà degli altri è più facile dire “si arrangi”; ma Luigi no, lui è andato incontro con generosità al disagio dell’amico e ha fatto di tutto per salvargli la vita. Il suo è stato un gesto eroico, che ci parla del valore incommensurabile della vita umana». È con queste parole che il parroco di Cavenago, don Gianpiero Marchesini, ha voluto ricordare il “sacrificio” di Luigi Villa, il ragazzo di 19 anni che la sera di mercoledì scorso è stato ucciso dall’amico Gianluca M., di cascina Bottedo, un suo coetaneo che minacciava di togliersi la vita con una pistola e che invece, per un tragico incidente, ha colpito proprio Luigi alla testa.
Ieri in paese era il giorno del silenzio e della preghiera. Nella chiesa parrocchiale è stato celebrato infatti il funerale e centinaia di persone hanno partecipato alla cerimonia, stipando ogni angolo della chiesa e poi seguendo il feretro in un lungo corteo per le vie del paese fino al cimitero. C’erano gli amici di Cavenago, che conoscevano Luigi da una vita; quelli dell’istituto Villa Igea, dove il 19enne frequentava la quinta del corso di “arti bianche”; quelli dell’oratorio di Villanova, dove Luigi andava spesso durante l’estate; c’era naturalmente Angelo Pastori, l’amico presente con lui quel maledetto mercoledì, e l’ex fidanzata di Gianluca, inconsolabile. Il 19enne accusato di omicidio, invece, non è venuto. Sul sagrato i compagni di classe avevano messo uno striscione con una foto di Luigi al centro e la scritta “sempre con lui”, mentre intorno c’erano le firme di tutti gli amici.
La sua è stata una tragedia assurda e inspiegabile, che ha suscitato a Cavenago (ma non solo) molto sgomento e incredulità fra la gente.
«Quali parole si possono dire in una circostanza come questa, di fronte a un dolore immane e incomprensibile - ha detto ancora il parroco durante l’omelia -. Le parole vengono meno, sono solo di circostanza o di vicinanza, ma vuote, perché mancano di speranza. La domanda che sorge dal cuore è: perché? Perché è stata spezzata una giovane vita? Di fronte a noi vediamo il nulla, che fa orrore e paura, perché manca la speranza, che è un dono divino che va oltre la vita. Se le nostre parole sono vuote, però, quelle di Dio hanno una ricchezza incalcolabile, sono cariche di speranza. Non siamo in grado di restituire questo ragazzo ai suoi genitori, o all’amico che ha provocato un danno così grave e irreparabile, noi no, ma Dio è capace di eliminare la morte».
Don Marchesini ha citato due passaggi della Bibbia per parlare di Luigi e del suo comportamento. «Ho riflettuto sulla tragedia, per trovare una “pista” che ci riporti a Dio e alle sue parole, perché Dio ci parla anche attraverso i fatti della vita. E Dio ci dice: ama il prossimo tuo come te stesso; chi trova un amico vero trova un tesoro. Luigi è stato un amico attento al suo prossimo, un vero tesoro per chi ha avuto la fortuna di incontrarlo. Il disagio di un suo compagno lo ha spinto ad andargli incontro con generosità: ecco il primo segno della speranza. È più facile dire “si arrangi”, o “sono affari suoi”, in questo tempo in cui sembra scomparso l’altruismo, la condivisione, la generosità, la fraternità. L’impegno deciso di Luigi per difendere la vita del compagno ci dice l’esatto contrario. Gesù insegna che la vita è il bene più prezioso, anche quando è debole, e Luigi con il suo gesto veramente eroico ci ha parlato del valore incommensurabile della vita umana».
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