Rinvio a giudizio per il direttore generale della Banca di Credito Cooperativo Laudense Fabrizio Periti e patteggiamento respinto per l’imprenditore Ernesto Berto: questo l’esito dell’udienza preliminare a Lodi per ipotesi di bancarotta delle Officine di Bagnolo Cremasco. Il fallimento dell’industria con sede a Crespiatica, a fronte di un bilancio 2008 chiuso con oltre 5 milioni di debiti, fu dichiarato all’inizio del 2010 mentre nel marzo dello scorso anno, all’esito delle indagini della guardia di finanza, dalla scrivania del procuratore Vincenzo Russo partirono tre avvisi di garanzia. Non solo per l’amministratore dell’azienda, 56 anni, lodigiano, accusato di varie ipotesi di bancarotta tra cui la “distrazione” di risorse dalla società, ma anche per chi nel 2008 era presidente della Bcc Laudense (Gaetano Cerri, che è stato prosciolto) e per Periti, direttore generale dell’istituto di credito di via Garibaldi, in carica dal luglio di quell’anno.
Secondo l’accusa, la banca lodigiana avrebbe continuato a finanziare l’azienda pur essendo consapevole che ben difficilmente avrebbe potuto far fronte a nuovi impegni: sotto accusa in particolare l’accensione di un mutuo sui capannoni di Crespiatica, di proprietà della Fabrin, una società controllata dalla Obc. In questo modo la banca ha avuto gli immobili in garanzia e Obc avrebbe potuto disporre di liquidità anche per rientrare di precedenti impegni con la banca stessa. In questa operazione, che di fatto garantiva all’istituto di credito la possibilità di ridurre le perdite in caso di fallimento, la procura di Lodi e la guardia di finanza vedono invece un danno per tutti gli altri creditori della Obc, da qui l’ipotesi di bancarotta preferenziale. I difensori di Periti, Piermaria Corso e Olivo Rinaldi, hanno chiesto il proscioglimento, ma il gup Alessandra Del Corvo invece ha rimandato al tribunale ogni decisione su colpevolezza o meno del dirigente bancario.
Berto, difeso da Lapo Beccatini e Cristiana Molin di Milano, ha invece proposto un patteggiamento. A fronte di accuse che durante le indagini comprendevano anche l’ipotesi di emissione di fatture per operazioni inesistenti, oltre all’acquisto di orologi di pregio e al noleggio per 400mila euro di uno yacht da 20 metri quando già i conti della ditta non tornavano, la richiesta è stata ritenuta non congrua e quindi la posizione dell’industriale è stata stralciata: ritornerà davanti al gup a gennaio e può ancora scegliere riti alternativi.
Nell’ultimo periodo di attività le Officine, che realizzavano anche componentistica ferroviaria e che chiudendo lasciarono a casa 26 dipendenti, molti estremamente specializzati, per quanto ricostruito dagli inquirenti erano arrivate persino a subire il pignoramento di macchinari pur avendo commesse in corso per oltre un milione di euro. Una situazione che, vista dall’esterno, può apparire paradossale. In procura i rapporti tra Obc e Bcc Laudense erano stati definiti «ingegneria finanziaria»: oltre al mutuo a favore della società controllata erano emersi anche pegni sulle quote, a favore della banca.
© RIPRODUZIONE RISERVATA