C’è anche Nicola Buonsante, sindaco di Borgo San Giovanni ma in questo caso nella veste di consigliere della Provincia di Lodi, tra quelli dei 15 indagati dalla procura della Repubblica di Milano per “falso ideologico commesso da pubblico ufficiale” in relazione alle firme a sostegno della candidatura di liste del Pdl alle elezioni regionali del marzo 2010: Buonsante, “in concorso con altre persone allo stato non identificate” è accusato di aver “falsamente attestato come vere, autentiche e apposte in sua presenza” le firme di tre sottoscrittori della lista “Per la Lombardia”: firme che secondo il pm Alfredo Robledo sarebbero quantomeno dubbie sono di Nicholas, Marco e Alice S., nati a Lodi, all’epoca di 18, 41 e 22 anni. «Non sono mai stato interrogato per questa vicenda - chiarisce subito Buonsante, che ha già nominato due avvocati - e ricordo che le firme venivano raccolte presso la segreteria provinciale di Forza Italia in corso Archinti a Lodi. Io ero lì per autenticare, ma c’erano anche altri 3 o 4 al tavolo. E ho sempre visto arrivare persone con le loro carte d’identità. Ricordo solo un disguido perché su due fogli mancava un timbro». La procura di Milano sta notificando gli avvisi di fine indagini, che aprono la “finestra” di 20 giorni per presentare memorie difensive o chiedere interrogatori. In cima alla lista dei 15 indagati c’è Maria Clotilde Strada, nata a Milano 45 anni fa e residente a Crespiatica, già segretaria del consigliere regionale Nicole Minetti. Era lei l’interlocutrice dell’ex igienista dentale di Silvio Berlusconi in una telefonata del “Rubygate” in cui la Minetti si sfogava «non me ne frega se lui è il presidente del consiglio, è un vecchio e basta».
Ma quella vicenda con le firme non c’entra: la Strada è accusata “come unica responsabile di fatto della raccolta delle firme per la presentazione delle liste del Pdl Lombardia... di aver consegnato a Turci Massimo e Calzavara Barbara, consiglieri della Provincia di Milano”, elenchi “già compilati con generalità complete e firme apocrife di 618 sottoscrittori”. Secondo i Radicali, autori dell’esposto, fu un escamotage dell’ultimo minuto perché mancavano firme per il “listino” con la candidatura Minetti.
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