IL CASO «Le parole possono diventare delle armi: non si può sempre voltare lo sguardo»

Rosita Sali scrive a «il Cittadino» dopo la condanna del consigliere comunale di Sant’Angelo Di Sopra per un post su Facebook

Gentile Direttore ,

scrivo a lei perché certa che il mio messaggio possa giungere ai suoi molti giovani lettori.

Eccitata e nervosa, la prima volta in un’aula consiliare ho faticato a dimostrare di essere all’altezza di quel compito, perché non basta una laurea ed il consenso della gente per svolgere un ruolo così importante e delicato ed al contempo tanto bistrattato. Mi son sempre detta che tutti possono fare politica, perché ogni cittadino deve interessarsi al bene pubblico, che è anche proprio. Vero è che per valutare, decidere e mettere in pratica azioni concrete, necessita conoscenza, studio e capacità, doti che spesso richiedono un ulteriore carico lavorativo rispetto alla propria quotidianità che solo chi ha una forte passione perpetua, ma questo potrebbe far fuggire i più giovani, la cui fragilità e volubilità è considerevole. I ragazzi di oggi sono confusi, soggetti a modelli dettati dalle mode o rapiti dalle asocialità del cyberspazio informatico; giovani che hanno necessità di essere sempre più coinvolti e di avere degli esempi da seguire. Dei modelli di riferimento che, oltre la famiglia, siano in grado di dire loro che impegnarsi per la propria comunità è formativo. La politica attraverso i suoi eletti nei vari territori, deve svolgere anche questo compito.

Nutro molte speranze nei giovani, perché sono la forza del nostro presente, sono le risorse per il futuro, perché hanno cultura, sono informati e necessitano solo di considerazione e stimoli per appassionarsi. Ed è proprio pensando ai giovani che, ogni giorno cerco di arrestare tutti quei comportamenti scorretti che ledono i diritti e la dignità altrui; per garantire loro, quanto sancisce la nostra Costituzione: “tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”. Non si può sempre voltare lo sguardo altrove e trincerarsi dietro “è solo una frase, è un modo di dire, lascia perdere!”. Ritengo sia doveroso per chi ha una carica, formativa e/o istituzionale, essere tra i primi a dare l’esempio del ruolo che si è chiamati, per propria scelta, a rappresentare. Bisogna avere fiducia nella Giustizia e denunciare i comportamenti diffamatori, violenti, impropri, offensivi e lesivi. Invito a credere nella Giustizia italiana, in questa sede ho querelato chi ha offeso e diffamato la mia persona, perché ci sono dei limiti che non possono essere oltrepassati, pena la condanna ferma e decisa; a maggior ragione se certe frasi, che hanno la stessa carica di violenza di un atto fisico, sono pronunciate e scritte da rappresentanti dello Stato; giovani ponete attenzione alle parole che utilizzate, possono trasformarsi in armi!

Sono ormai una persona adulta, che ha la responsabilità dei più giovani, è anche compito della mia generazione trasmetter loro la memoria dell’esperienza ed i valori dell’esempio, affinché si possa aiutarli a costruire il loro avvenire. È una grande responsabilità e al tempo stesso un privilegio.

La ringrazio per lo spazio.

Rosita Sali

Consigliere del comune di Sant’Angelo Lodigiano

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