Inseguì la moglie con un’ascia: «Volevo solo spaventarla»

«Volevo solo spaventarla»: così si è difeso ieri mattina in carcere G.C., il 63enne di Sant’Angelo Lodigiano accusato di tentato omicidio per aver ferito con un’accetta la moglie 26enne lo scorso giovedì mattina, sorprendendola alle spalle, secondo l'accusa, mentre era immersa nella vasca da bagno. A difendere il pensionato è ora l’avvocato Ennio Ercoli di Lodi, che ha subito presentato istanza di scarcerazione al gip, dopo l'interrogatorio che ha portato alla convalida del fermo.

Il marito sotto accusa ha fornito una propria versione dei fatti che viene ritenuta dalla difesa pienamente compatibile con le lesioni riportate dalla donna: 15 giorni di prognosi, salvo complicazioni. Sarebbe stata sì usata una piccola ascia per colpirla, ma impugnata in modo tale che sulla vittima finisse il manico in legno, e non la parte metallica, che, anche se girata al contrario, avrebbe potuto causare danni decisamente maggiori.

Per questo G.C. confida che l'accusa possa venir derubricata in quella di lesioni, sia pure aggravate dall'uso di un’arma impropria. Agli inquirenti però non basta ovviamente mettere a confronto le due versioni, quella di una donna che si dice sotto shock per l'accaduto e che era stata soccorsa sanguinante dai vicini, e quella dell'uomo che riconduce tutto a un gesto dimostrativo. Si devono cercare riscontri, da una parte e dall’altra. A Sant’Angelo chi conosce il 63enne non nasconde che, a volte, ha dimostrato aspetti caratteriali da «bambinone». Detto senza cattiveria, ovviamente. Ma c’è un abisso dall’eccentricità al raptus di follia, perché a questo somiglia l’aggressione di giovedì mattina, per come è stata finora ricostruita dagli inquirenti. Secondo la moglie ferita, nulla ha scatenato quell'inseguimento con l’ascia in mano, interrogato in carcere, invece l'uomo avrebbe anche provato a spiegare cosa aveva in testa in quei momenti.

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