La Dda indaga sull’incendio di Marudo

Antimafia in campo anche per i passati contatti con un “pentito”

La Direzione distrettuale antimafia di Milano ha assunto il coordinamento delle indagini sull'incendio scoppiato sabato scorso alla Lodigiana Maceri di Marudo: lo rende noto la procura della Repubblica di Lodi all’indomani del rafforzarsi dei sospetti di dolo tra le cause del disastro, il più grosso rogo negli ultimi anni nel Lodigiano, e anche di quanto ricostruito da «il Cittadino» sulla presenza di un 40enne siciliano finito da mesi sotto protezione come “pentito” tra gli imprenditori che in passato avevano dato un importante contributo all’attività dell'azienda, attraverso una cooperativa di lavoro presieduta dalla moglie, anche lei oggetto di tutela proprio per il timore di ritorsioni, si teme da clan legati ai Casalesi.

Questo però potrebbe essere solamente uno dei possibili moventi per un episodio che, comunque, resta ufficialmente oggetto di indagini a 360 gradi: non vi è alcuna certezza, quindi, che possano essere stati i potenziali nemici del siciliano a organizzare una vendetta trasversale, colpendo un’azienda florida, di imprenditori locali, che non ha mai avuto nulla a che fare con illeciti o con la malavita.

Due, però, gli elementi solidi da cui sembra partire l'interessamento della magistratura antimafia, che segue all'intervento dell'elite investigativa dei carabinieri, il reparto operativo provinciale, sul caso: da una parte i distinti focolai, almeno due, che erano stati notati dai primi pompieri intervenuti a Marudo, dall’altra la serie nera di incendi ai danni di aziende del ciclo dei rifiuti, nel Lodigiano in particolare ma anche nel Sudmilano, che era iniziata nel 2003 per registrare poi una graduale escalation a partire dal 2009. Fatti che avevano già richiamato l’attenzione della Dda milanese, in particolare dopo il secondo incendio nel giro di quattro giorni a impianti della stessa società, la Pantaeco, nel novembre scorso, e diversi episodi concentrati nella zona industriale di Ospedaletto Lodigiano.

Ora si vuole verificare se anche per Marudo si possa ravvisare una «regia unica», come aveva ipotizzato il presidente della Provincia di Lodi Pietro Foroni ragionando sulle analogie di altri episodi, ad esempio il fatto che le fiamme si fossero sviluppate quasi sempre nei fine settimana, e se l'evento accidentale, in un giorno eccezionalmente caldo e ventoso come quello di sabato scorso, vada definitivamente scartato. Principalmente la Lodigiana Maceri non tratta rifiuti ma “materie seconde”, selezionate, principalmente carta e plastiche, destinate al riciclo, e non alla termovalorizzazione. Un mercato che qualcuno potrebbe voler conquistare.

Non si tratterà, comunque, di indagini brevi, dato che le operazioni antimafia sono sempre tese alla ricostruzione degli intrecci più che dei singoli episodi, né la procura e gli investigatori lodigiani mancheranno di dare il loro contributo.

Le indagini sul gigantesco incendio che ha distrutto la Lodigiana Maceri di Marudo prendono una direzione ben precisa: dopo il rafforzarsi della pista dolosa l’inchiesta verrà infatti coordinata dalla Direzione investigativa antimafia di Milano

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