Il botto è echeggiato giusto un attimo dopo che la pizza era arrivata sul loro tavolo, nel ristorante del ponte 9. Carlo Novazzi e Michela Malusardi di Lodi Vecchio hanno visto piatti e bicchieri che cadevano e hanno cominciato ad avere paura.
«Era l’ultima sera a bordo, la fine di una bellissima vacanza e in un attimo...» si rammarica Michela, che ha 34 anni e fa l’impiegata alla Trelleborg di Lodi Vecchio. Suo marito Marco, di quattro anni più vecchio, lavora nelle sedi di Balbiano e Cornegliano dell’azienda di famiglia, l’Emporio Agricolo Novazzi. Per loro quella delle crociere era una passione. Fino a venerdì notte, quando sulla Costa Concordia, al largo dell’Isola del Giglio, hanno davvero rischiato molto. «Me lo avessero chiesto venerdì mattina avrei detto che era stata una vacanza fantastica, ma in questo momento...» Qualcosa si è spezzato nella fantasia dei coniugi Novazzi.
Michela Malusardi e Carlo Novazzi
Erano partiti il 7 gennaio da Savona per un itinerario appassionante sulle navi della Costa Crociere: Marsiglia, Barcellona, Palma di Maiorca, Cagliari, Palermo, Civitavecchia. Dal litorale laziale erano ripartiti per Savona dove sarebbero dovuti sbarcare per ritornare a Lodi Vecchio con il loro carico di storie e di fotografie. Invece, nel giro di pochi istanti, la realtà si è capovolta. Letteralmente. «La nave ha iniziato a oscillare, si muoveva, è stato un brivido - racconta Michela -. Poi si è stabilizzata e a quel punto siamo corsi in cabina». Seguendo le istruzioni date il primo giorno i coniugi Novazzi hanno preso il salvagente che avevano nel loro armadio, il giubbotto, perché faceva freddo, e hanno raggiunto il ponte 4. «All’inizio ci hanno detto di stare tranquilli, di seguire le istruzioni che venivano fornite dallo staff. Poi sono arrivati i sette fischi, che segnalano l’emergenza, e qualcuno ha cominciato a spingere, ad agitarsi e gridare. Quando, dopo qualche secondo, è andata via anche la luce c’è stato il panico». Urla, spintoni, tensione. Michela e Carlo non lo dimenticheranno tanto in fretta. «Abbiamo capito che si doveva scendere quando abbiamo sentito i marinai che dicevano nel loro gergo “acqua a bordo”. Siamo saliti su una scialuppa e siamo stati portati all’isola». Un percorso tranquillo, per quanto possibile in quelle condizioni. «Sull’isola abbiamo trovato accoglienza e disponibilità - racconta Michela Malusardi - . Si sono fatti in quattro, hanno aperto negozi e hotel. E pensare che sono solo duecento e hanno aiutato 4mila persone». I Novazzi hanno trascorso la notte su un autobus per ripararsi dal freddo e quando nelle prime ore del mattino le code per i traghetti si sono ridotte, si sono imbarcati per Savona e hanno atteso che i parenti venissero a prenderli. Ieri sera, nella casa di Lodi Vecchio, ripensavamo al pericolo scampato. «È pazzesco - commenta Michela -. Fino al momento dello schianto tutto era stato straordinario. Anche della compagnia non posso dire nulla, ma il capitano...». Per due notti la coppia di Lodi Vecchio è rimasta sveglia. Ieri sera, dopo aver riposato, ha iniziato a ragionare su ciò che ha perduto. Oltre agli abiti, ai documenti, al telefonino, ai gioielli e agli effetti personali lasciati in cabina nella fretta di correre al punto di raccolta, anche la serenità di viaggiare per mare nelle città più belle. «La vita di crociera mi è sempre piaciuta - sospira Michela Malusardi -. La comodità, il fatto di toccare tante tappe diverse. Io e mio marito, che non abbiamo ancora figli, abbiamo sempre pensato che fosse il modo migliore per muoversi e togliersi qualche sfizio. Non credo che lo rifaremo». Le urla, i pianti e la tensione di quei minuti, lunghi come ore, sono impossibili da dimenticare.