Ha preso il via stamattina a Milano, ma è stata subito bloccata da un disguido tecnico-burocratico, l’udienza preliminare al termine della quale il giudice Maria Cristina Mannocci dovrà decidere se mandare o meno a processo l’ex governatore lombardo Roberto Formigoni e altre 11 persone per il caso Maugeri, presunto scandalo scoppiato quando il Celeste era alla guida del Pirellone e che lo ha portato ad essere accusato di associazione per delinquere e corruzione.
Formigoni, attuale presidente della commissione Agricoltura del Senato, non si è presentato in Tribunale perché impegnato «in missione presso l’Ente Nazionale Risi a Mortara». La presenza all’udienza preliminare, tra l’altro, ha chiarito il suo portavoce, «non è obbligatoria». Nel frattempo, la Regione Lombardia, guidata da Roberto Maroni, ha depositato l’istanza di costituzione di parte civile, come annunciato nei giorni scorsi. «Il risarcimento - ha spiegato il legale della Regione, l’avvocato Domenico Aiello - rimane chiaramente condizionato alla sentenza di condanna per fatti di reato tra i più gravi ipotizzabili contro la pubblica amministrazione che per di più sarebbero stati compiuti dai vertici della Regione e della Sanità lombarda». La Procura, ha aggiunto, «ipotizza danni nell’ordine di centinaia di milioni, che in ipotesi di condanna andrebbero riconosciuti all’amministrazione Maroni». Per l’avvocato, quindi, la costituzione della Regione è «dovuta», perché l’amministrazione «deve agire con coerenza e scrupolo per la tutela e la difesa del patrimonio dell’ente pubblico. Questo - ha aggiunto - non pregiudica in alcun modo la difesa dei singoli imputati».
Una richiesta di 31 milioni di euro per danni patrimoniali e morali, invece, è stata avanzata dall’Agenzia delle Entrate che, rappresentata dall’avvocato Gabriella Vanadia, ha chiesto di entrare nel procedimento come parte civile nei confronti, però, solo del faccendiere Pierangelo Daccò, dell’ex assessore regionale Antonio Simone e di altre tre persone che rispondono di reati fiscali. È stata l’impossibilità, causa un disguido, di trasferire Daccò dal carcere di Bollate in aula a bloccare l’udienza di oggi, che formalmente nemmeno si è aperta. Tra gli imputati erano presenti l’ex direttore della Sanità Carlo Lucchina e l’ex dirigente del Pirellone Nicola Maria Sanese, ma il gup ha dovuto rinviare l’udienza al prossimo 25 ottobre, quando verranno discusse le istanze di costituzione di parte civile. Nel corso dell’udienza preliminare, che dovrebbe concludersi a dicembre, dovrà tenersi anche un incidente probatorio per cristallizzare, in vista di un eventuale processo, le dichiarazioni dell’ex presidente della Fondazione, Umberto Maugeri, dell’ex direttore amministrativo, Costantino Passerino, e del consulente Gianfranco Mozzali. Tre indagati che, assieme ad altri due, hanno chiesto di patteggiare e che nel corso delle indagini hanno fornito numerosi elementi a sostegno dell’accusa.
Le indagini dei pm Laura Pedio, Antonio Pastore e Gaetano Ruta, infatti, avrebbero accertato che la Fondazione Maugeri per oltre un decennio sarebbe stata favorita, così come l’ospedale San Raffaele, da delibere della Giunta per un totale di circa 200 milioni di euro di rimborsi «ulteriori» per prestazioni sanitarie. Parte di quei soldi, 61 milioni di euro, sarebbero stati distratti dalle casse della struttura pavese e 8 milioni di euro circa sarebbero serviti per corrompere Formigoni con benefit di lusso, tra cui vacanze ai Caraibi e l’utilizzo di tre yacht. Venerdì scorso la Procura ha ‘incassatò anche il patteggiamento della Fondazione che, tra sanzione pecuniaria e confische, deve versare allo Stato circa 17 milioni di euro.
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