Cronaca / Centro Lodigiano
Lunedì 21 Marzo 2011
Nel 2003 uccise un rapinatore:assolto il tabaccaio di Abbadia
È stato assolto in appello Giovanni Petrali, il tabaccaio milanese originario di Abbadia Cerreto che nel maggio del 2003 uccise un rapinatore durante un assalto nel suo negozio. Secondo i giudici l’uomo ha agito «in stato di legittima difesa putativa». In primo grado era stato condannato a un anno e 8 mesi. Il giudice ha stabilito inoltre che gli debba essere restituita la pistola. Il sostituto Pg aveva chiesto la condanna a 9 anni e mezzo.
Accoglie con soddisfazione il capogruppo della Lega Nord in Consiglio comunale, Matteo Salvini, la sentenza con cui la Corte presieduta dal giudice Maria Luisa Dameno, ha assolto Petrali. «É un sospiro di sollievo per tanta gente per bene - ha detto Salvini - e saremo orgogliosi di candidare nelle liste della Lega Nord Antonio Petrali (figlio di Giovanni, ndr) e Giuseppe Maiocchi».
«Oggi è stata scritta bella pagina di giustizia e finalmente abbiamo avuto la risposta che aspettavamo da tanti anni». Così Marco Petrali, figlio e legale di Giovanni, accoglie la sentenza che assolve suo padre dal reato di omicidio colposo. «Adesso dobbiamo aspettare le motivazioni - ha detto l’avvocato - ma su questa decisione ha giocato molto lo stato mentale in cui versava mio padre dopo l’aggressione all’interno del negozio». Sull’ipotesi che il padre possa tornare a possedere un’arma, Petrali risponde: «Non la vorrebbe più avere un’arma con sé - ha detto il figlio - perché se poi succedono certe cose i processi morali che uno si porta dietro sono devastanti».
«È una sentenza che fa giustizia. E che inquadra la vicenda correttamente, come avevo prospettato. La condanna a 9 anni e mezzo chiesta dall’accusa sarebbe stata una beffa. Non può essere accettato che un tabaccaio, già plurirapinato, debba subire l’infamia di passare per assassino e rischi di finire in carcere solo perché si è difeso da malviventi armati per salvarsi la pelle. Con la condanna si sarebbe stravolta completamente la realtà, usando il codice penale come una clava senza tenere contro del contesto». Lo afferma il vicesindaco e assessore alla Sicurezza del comune di Milano Riccardo De Corato.
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