«Non collaboro, scelta non condivisa»

Un centro di “smistamento” a Lodi Vecchio? Neanche a parlarne. A dirlo è il sindaco Giancarlo Cordoni, «infuriato per come è stata gestita la vicenda». Dei trenta profughi nordafricani attesi , ne sono arrivati ventitré. La disponibilità dell’albergatore ha trasformato il Laus Residence in una sorta di centro di “accoglienza”, dove trasferire i profughi in attesa di collocazione. Una soluzione temporanea, che non rientra nelle decisioni di cabine di regia e tavoli tecnici. Gli accordi con l’albergatore sono stati stretti direttamente da Roberto Giarola, “soggetto attuatore” per Regione Lombardia nella gestione dell’emergenza, bypassando gli enti locali. I profughi sono arrivati poco dopo le 12.30 e «intorno alle 14.30 erano già in giro per la città perché nei pressi dell’albergo non c’è alcun presidio - ha detto il sindaco - : ho dovuto sapere quello che accadeva nel mio comune cercando informazioni qua e là, senza nemmeno ricevere una chiamata ufficiale. E il paese è in fermento. Non si può trattare il Lodigiano come una riserva del Milanese in cui portare i profughi in attesa di collocazione. Ho già invitato l’albergatore a ritirare la propria disponibilità. Non è possibile che la scelta di un privato tenga in scacco le istituzioni». Da qui la decisione di non collaborare alla gestione dell’emergenza. «Chi ha deciso sopra la nostra testa, si prenderà anche la responsabilità di gestire il tutto - ha aggiunto Cordoni - : ci hanno chiesto di mobilitare la protezione civile e collaborare alle foto-segnalazioni, ma non ho intenzione di farlo. Non vogliamo a Lodi Vecchio alcun centro di accoglienza». Una posizione contestata dall’assessore provinciale Matteo Boneschi, con delega alla sicurezza e alla protezione civile. «Trovo singolare che chi si è sempre riempito la bocca di parole come solidarietà e accoglienza sia il primo a chiamarsi fuori - ha detto - : impedire ai volontari di protezione civile di intervenire significa non assumersi le proprie responsabilità. E poi sono gli stessi volontari a rischiare di essere espulsi dall’albo regionale». Che il sistema dei centri di smistamento sia da superare, però, è opinione condivisa anche da Lorenzo Guerini, sindaco di Lodi e delegato Anci alla conferenza unificata. «È un sistema di gestione tipicamente commissariale - ha detto Guerini - : i tavoli di coordinamento provinciale dovrebbero riunirsi dal prossimo martedì. Il tema, a questo punto, sarà capire se i centri di smistamento rispondono ad una logica di emergenza o meno. Il rischio, altrimenti, è di avere una doppia gestione: quelle delle quote di ospitalità già stabilite e quelle dei trasferimenti temporanei».

Una logica già superata secondo il presidente della Provincia Pietro Foroni, che stigmatizza gli arrivi di ieri a Lodi Vecchio («una decisione non concertata con gli enti locali»). «Nella conferenza di mercoledì dell’Upl (Unione Province Lombarde) è stato già definito il superamento della fase di accoglienza degli alberghi - ha detto Foroni - che trovo poco edificante, anche per gli stessi profughi. Invito anch’io l’albergatore a ritirare la propria disponibilità. Devono essere rispettate le decisioni prese dai tavoli istituzionali».

L’ipotesi di trasformare il Laus Residence di Lodi Vecchio in una sorta di centro di smistamento per i profughi manda su tutte le furie il sindaco Cordoni, che boccia senza mezzi termini l’ipotesi e chiude le porte a qualsiasi collaborazione. Ieri nel residence sono arrivati 23 nordafricani

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