Il 31 marzo si chiuderanno i rubinetti finanziari di Pregis Europa per lo stabilimento di Ossago: da quella data non sarà più immessa liquidità, ma forse c’è uno spiraglio per la cessione della società. Se non scattasse la vendita, la messa in liquidazione potrà avvenire in qualunque momento dopo quella data e il sito produttivo potrebbe vivere ancora per qualche settimana, o mese, se fosse in grado di camminare con le proprie gambe. Un’ipotesi comunque difficile, per uno stabilimento che negli ultimi tre anni per tenersi in equilibrio ha drenato dalle casse della multinazionale quasi 10 milioni di euro.
Dopo gli ultimi due anni di cassa integrazione e di applicazione del contratto di solidarietà per gli 80 lavoratori del sito (oggi rimasti in poco più di 60), a gennaio Pregis ha comunicato la chiusura di tutti gli stabilimenti europei entro il 2012, fissando al 31 marzo il termine per lo stabilimento di Ossago. Adesso a chiarire meglio il significato di quel termine temporale sono stati il responsabile europeo del gruppo, Francisco Gaspar e l’amministratore unico di Pregis Italia, Roberto Ceruti, che nei giorni scorsi hanno incontrato in Assolodi i sindacati e i lavoratori dello stabilimento di Ossago, dove si producono imballaggi in plastica.
Secondo quando dichiarato ai dipendenti, la situazione di Ossago non è più sostenibile e il sito produttivo non ha futuro. La messa in liquidazione dello stabilimento non scatterà subito e al momento non è nemmeno definita una data certa; ma dal 31 marzo però si interromperanno i flussi di denaro fresco nelle casse del sito lodigiano. Se non si troverà un possibile compratore entro marzo, dunque, difficilmente potranno essere salvati i posti di lavoro e lo stabilimento.
Ma uno spiraglio c’è. Dopo le dichiarazioni della direzione dello stabilimento ai lavoratori, che avevano lasciato intendere che ci fosse una cordata interessata a rilevare il sito, ora anche i due dirigenti confermano l’esistenza di una trattativa: «C’è stato confermato che a oggi non c’è ancora un’offerta ma ci sarebbe una lettera d’intenti - spiega il segretario della Filtcem Cgil, Francesco Cisarri -. Non c’è stato comunicato altro e in particolare non c’è stato detto chi siano i possibili compratori, perché la trattativa è sotto riservatezza al momento. Tuttavia gli eventuali acquirenti hanno dichiarato la loro disponibilità a incontrare sindacati e rappresentanti dei lavoratori, e nei prossimi giorni dovremo definire l’incontro. In quell’occasione potremo capire qualcosa di più sulle reali prospettive del sito».
Secondo quanto spiegato finora, i possibili acquirenti avrebbero però già individuato una ventina di esuberi per i quali chiederebbero una procedura di mobilità immediata. Non è da escludere che anche questo passaggio sia oggetto di discussione tra sindacati e potenziali acquirenti nel corso del primo incontro. La chiusura del sito produttivo di Ossago incombe su oltre 60 lavoratori alle dipendenze dirette Pregis e su una ventina di lavoratori di cooperativa che si occupa delle attività di movimentazione dei prodotti in uscita dal sito produttivo.
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