Per l’accusa Petrali sparò per uccidere

Chiesti 9 anni e mezzo per il tabaccaio di Abbadia

Chiesti nove anni e mezzo di carcere per Giovanni Petrali, il tabaccaio (oggi 76enne) di Milano originario di Abbadia Cerreto, cresciuto tra cascina Vigadore e il Tormo, accusato di aver sparato diversi colpi di pistola contro i due rapinatori entrati nel suo negozio di piazzale Baracca la sera del 17 maggio 2003, uccidendone uno e ferendo gravemente l’altro.

Il processo di appello, a otto anni di distanza dai fatti, si sta per concludere, e il sostituto procuratore generale Piero De Petris, che sostiene la pubblica accusa, non ha cambiato di una virgola l’ipotesi formulata in primo grado dal pm: «Fu omicidio volontario e tentato omicidio». Nel corso dell’udienza il sostituto procuratore generale ha parlato di una «vicenda drammatica e inusuale per le aule di giustizia», di una rapina avvenuta «con violenti atti di aggressione» da parte dei due uomini nei confronti del tabaccaio. Quest’ultimo però, ha aggiunto il magistrato, ha sparato quando «i rapinatori erano in fuga e non erano più aggressivi verso di lui, avevano l’arma nei pantaloni e sono stati colpiti tutti e due alle spalle».

I legali del tabaccaio, invece, Marco Petrali e Marco Martini, hanno sostenuto che la reazione del tabaccaio è stata proporzionata alla minaccia subita e che dunque si può parlare di “legittima difesa”.

I fatti, come detto, avvennero il 17 maggio di otto anni fa. Alle 19, poco prima della chiusura, i due banditi, Alfredo Merlino di 30 anni, milanese, e Andrea Solaro, 19enne di Genova, uno dei due armato di pistola, entrano nel bar, urlano minacce e danno due schiaffi a Giovanni Petrali, che stava pulendo il pavimento come ogni sera, costringendolo a stendersi per terra; poi rubano i soldi dalla cassa, minacciano la moglie dell’uomo, Angela Rosa Mazzini di Zerbo (Pavia), e fuggono. Ma appena si allontanano, l’uomo si rialza, prende dal cassetto la sua Beretta 9 per 21 dal cassetto e comincia a sparare, prima in negozio (quattro colpi) e poi in strada (altri tre), inseguendo i fuggitivi verso via San Vittore. Alla fine rimasero a terra feriti entrambi i malviventi, a circa cento metri dal negozio, e uno dei due, il 30enne Alfredo Merlino, morì.

Il processo di prima grado si è concluso con la condanna (sospesa) a un anno e otto mesi (comprensiva della sanzione per aver portato l’arma fuori dalla tabaccheria), nonostante anche allora la procura avesse chiesto nove anni e sei mesi di reclusione. Secondo il giudice si trattò di omicidio colposo, con legittima difesa putativa per errore di percezione. Quello, per il lodigiano oggi 76enne, sembrava la fine di un incubo, invece la procura fece ricorso in appello e così ora si sta celebrando il secondo processo. La sentenza è attesa per il 21 marzo prossimo.

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