Ha un occhio tumefatto Andrea Pizzocolo, il 41enne di Arese fermato per l'omicidio di Lavinia Simona Aioiaiei, la 18enne romena trovata strangolata con due fascette nel tardo pomeriggio di sabato 7 settembre in un campo di via per Sesto Pergola a San Martino in Strada. Ora è in un carcere milanese ma ha spiegato al suo difensore Angelo Farina di Mediglia, che lo ha incontrato nelle scorse ore, di essere stato aggredito da un altro detenuto, straniero, mentre era in isolamento a Lodi. Il responsabile sarebbe già in via di identificazione da parte delle autorità. Nel corso delle dichiarazioni rilasciate agli inquirenti, il ragioniere papà di una bimba di 5 anni e, in gioventù, obiettore di coscienza, avrebbe anche ammesso di aver fatto uso di cocaina prima dell'ultimo e fatale incontro a pagamento con la giovane che su un noto sito Internet si faceva chiamare Dora. «Stanno circolando parecchie imprecisioni», si limita a sottolineare il difensore, che medita la richiesta di una perizia psichiatrica. Dipendente da 10 anni di una ditta di ascensori, e non assicuratore, non pregiudicato ma semplicemente segnalato anni fa perché arrivato a Malpensa dopo una vacanza con qualche dose di hascisc, incensurato, e con cinque carte di credito, subito sequestrate dalla squadra mobile di Lodi, a proposito delle quali si attendono ancora dalle banche risposte su conti collegati e disponibilità. Pizzocolo sostiene che nelle centinaia di ore di video sequestrati ci sarebbero solo incontri consenzienti con meretrici, e nessuna violenza, nei due zaini di accessori a luci rosse sequestrati a casa sua assieme ad altre fascette e a una boccetta di etere da 10 millilitri il materiale più pericoloso repertato si limiterebbe a un frustino morbido e a manette con velcro. Ma ancora non si spiega perché tra venerdì e sabato dell'altra settimana sia arrivato all'omicidio, con le fascette strette a più riprese al collo della giovane mentre si dibatteva, una sequenza - interamente filmata - che ha portato il procuratore di Lodi Vincenzo Russo a contestare dapprima la volontarietà e poi anche la premeditazione. Ora gli investigatori sentiranno un centinaio di donne, quelle che hanno avuto contatti con Pizzocolo negli ultimi anni e si ritiene possano averlo frequentato nella sua “doppia vita” a luci rosse che la compagna brasiliana, la mamma, il fratello e i colleghi di lavoro sembra ignorassero completamente. Vista la fine di Lavinia, la polizia non può non scavare nel passato di quello che era un insospettabile ma aveva anche una carta d'identità falsa.
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