Quasi 200 i conti bancari di Daccò

Mentre Pierangelo Daccò resta in carcere, perché il gip milanese Vincenzo Tutinelli ritiene vi siano “pericolo di fuga e di reiterazione del reato”, dopo un interrogatorio definito dagli inquirenti «parziale e capziosa confessione», dalle indagini in corso trapela che all’imprenditore di 56 anni di Sant’Angelo Lodigiano si ritengono riconducibili ben 196 tra rapporti bancari e conti correnti.

Ventotto, per la precisione, quelli direttamente intestati, gli altri invece facenti capo, secondo gli investigatori, alla moglie e alle figlie.

Il difensore di Daccò, Gian Piero Biancolella di Milano, aveva anticipato l'intenzione di presentare ricorso in Cassazione in quanto il santangiolino è indagato per “concorso in bancarotta” mentre in realtà la Fondazione cui fa capo l’ospedale San Raffaele è stata ammessa al concordato preventivo. Non è, quindi, ancora fallita. Nel merito delle contestazioni, a fronte del passivo del San Raffaele da oltre un miliardo di euro, a Daccò viene contestato, al momento, di aver portato all'estero 4,3 milioni, attraverso la sovrafatturazione di prestazioni di diverso tipo.

Nell’interrogatorio di convalida del fermo, il consulente 56enne aveva spiegato perché avrebbe ricevuto, periodicamente, buste di denaro da Mario Cal, il “braccio destro” di don Verzè morto (suicida) il 18 luglio scorso nel uso ufficio al San Raffaele: secondo Daccò quelle buste erano la restituzione di denaro che lui stesso aveva prestato, in Svizzera, per le spese di varie attività del San Raffaele sparse per il mondo.

Proprio in Svizzera, Daccò avrebbe la residenza, nella zona di Lugano. Per gli investigatori sono, allo stato attuale, un mistero anche le sue dichiarazioni dei redditi, che finora non sarebbe stato possibile ricostruire dal 2001 in poi. È stato ricostruito anche il suo modo di operare come imprenditore della mediazione: la creazione di società in Italia, la loro cessione o liquidazione e quindi la creazione di strutture di controllo all’estero. Con sistemi enormemente complessi.

Prima del San Raffaele, un importante committente di Daccò era l’ordine ospedaliero dei Fatebenefratelli, per i quali, attraverso la società Juvans, ha realizzato un ospedale a Viña del Mar, in Cile, e proprio dall'ordine ospedaliero risultano agli inquirenti bonifici a Daccò per oltre 10 milioni di euro , tra il 2001 e il 2001, attraverso un conto corrente della Banca Popolare di Lodi.

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