Rifiuti sotterrati: sigilli della procura nella cava

La polizia provinciale trova macerie nell’area dei Burlini gestita dalla Gmo

Dal terreno di una cava di Boffalora d’Adda di proprietà della famiglia Burlini di San Colombano al Lambro spuntano macerie edili, e la procura della Repubblica mette subito sotto sequestro l'area interessata, vasta diverse centinaia di metri quadri. Perché non si può escludere che agli inerti affiorati in superficie possano corrispondere, nel sottosuolo, depositi illeciti molto più vasti, realizzati colmando i vecchi scavi con resti di demolizioni edili che sarebbe stato più costoso smaltire altrove. Solo una delle ipotesi investigative, per ora: nei prossimi giorni, scavando trincee o effettuando carotaggi, senza ricorrere a tecniche più sofisticate come il “georadar”, almeno in prima battuta, il pm Giampaolo Melchionna cercherà una risposta.

Ad accorgersi di mattoni e pezzi di calcestruzzo in un’area nella quale ci dovrebbero essere solamente sabbia e sassi sono stati gli agenti della polizia provinciale, al comando di Arcangelo Miano, intervenuti nei giorni scorsi per controllare se tutti gli scarichi di un impianto di vagliatura fossero stati correttamente autorizzati. Sotto questo profilo sembra siano emerse delle irregolarità, che potrebbero portare il settore ambiente della Provincia di Lodi a contestare sanzioni amministrative. Non ai Burlini, che da tempo hanno affittato a un’altra società la cava e nulla hanno a che vedere con l’attuale gestione operativa, ma ai responsabili della ditta Gmo di Madignano, l’impresa che ha in affitto sia l’area della cava sia il macchinario per la vagliatura e il lavaggio degli inerti: qui l’attività estrattiva infatti è ferma da anni e l'impianto viene utilizzato per separare tra varie pezzature di inerti, dalla ghiaia alle sabbie, il terreno scavato in altri poli estrattivi piuttosto che proveniente dagli scavi dei cantieri.

Né la vecchia autorizzazione di cava ai Burlini né quella nuova alla Gmo prevedono però di seppellire macerie, peraltro in territorio del Parco Adda Sud. Il sequestro colpisce sia rappresentanti della Gmo sia la proprietà del terreno, ricondotta dagli inquirenti a un componente della famiglia Burlini. Ma non è chiaro se si tratti di depositi recenti o risalenti a chissà quanti anni fa, e, soprattutto, il quantitativo. Potrebbe trattarsi di un abbandono occasionale di rifiuti, al che sarebbe un reato lieve, oppure di una situazione di sistematico interramento di macerie. O, ancora, della sola parte superficiale del terreno che, per effetto della pioggia, ha inglobato macerie in lavorazione nell’impianto di vagliatura.

La Gmo aveva subito in passato due attentati incendiari, dopo aver avviato azioni legali di recupero crediti nei confronti di un’impresa che la Dda di Milano ritiene legata alla camorra, mentre uno dei dipendenti, due anni fa, aveva denunciato un’aggressione da personaggi che l'antimafia, nell'operazione Redux - Caposaldo, ritiene legati alla ’ndrangheta e che operavano nel movimento terra, accusati anche di aver scaricato macerie provenienti da Milano in un campo di Pandino.

I titolari della Gmo ieri non sono stati raggiungibili al telefono ma in una recente intervista avevano escluso qualsiasi attività o presenza nel polo di Boffalora degli imprenditori che erano finiti sotto accusa nelle inchieste di Milano nel polo di Boffalora.

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