S. Angelo, parla la donnaaggredita dal marito

«Non mi guardava e mi colpiva»

«Quello che è successo non è da lui»: non riesce a farsi una ragione di quella mezz’ora di follia la ventiseienne del Burkina Faso che giovedì mattina è stata ferita più volte con un falcetto dal marito G.C., 63 anni, di Sant’Angelo Lodigiano, un pensionato che a lungo è stato attivo nel volontariato. L’uomo, subito arrestato dai carabinieri, è in carcere con l’accusa di tentato omicidio e solo lunedì mattina incontrerà il gip per l’interrogatorio di convalida. Dallo studio legale Bassanetti, che difende l’uomo, chiedono riservatezza, senza però nascondere che la contestazione della procura appare molto pesante, a fronte di una prognosi che è, fortunatamente, solo di 15 giorni. La donna già giovedì sera era stata dimessa dall’ospedale, con diversi punti di sutura per un grosso taglio in testa, e ieri ha affrontato un primo controllo medico. Dopo il quale, rasserenata, ha accettato una breve intervista.

Signora, cosa è successo?

«Mio marito solitamente rimaneva fuori casa tutte le mattine, so che passava del tempo al “circolino”, e tornava solo per l’orario di pranzo. Qualche volta gli avevo chiesto di rincasare per accompagnarmi a fare la spesa, ma niente, non aveva mai voluto. Giovedì invece è tornato a un orario insolito per lui. Aveva uno sguardo strano. Non diceva niente. Girava per la casa con le mani in tasca, poi apriva la finestra, guardava fuori e la richiudeva».

Quindi?

«Gli ho chiesto “cosa mangiamo?”, lui ha tirato fuori una bistecca dal frigorifero, e io gli ho detto “va bene, te la preparo, prima però faccio il bagno perché nel pomeriggio devo andare a lavorare”. Sono entrata nella vasca, mi sono insaponata e mentre mi stavo lavando la faccia ho sentito una forte botta sulla testa. Sono caduta nella vasca, pensando “cosa sta succedendo“, poi ho visto il sangue. Ho alzato la testa, lui non mi guardava in faccia: mi ha spinto dentro l’acqua, come per annegarmi, io ho cercato di rialzarmi, lui mi ha preso la gola, mi picchiava. Allora ho morso la sua mano per liberarmi, mi sono alzata e sono uscita fuori dalla vasca. Per tutto il sapone che c’era sono scivolata. Lui mi ha trascinata per i capelli e intanto mi colpiva con quel “machete”, non so come si chiama, che usava per tagliare i rami. Gli ho chiesto se mi voleva uccidere, l’ho spinto, è caduto, e in quel momento mi ha detto “non sto cosa mi sta succedendo” . Io a quel punto ho insistito: “Non è successo niente, stai tranquillo”, e gli ho levato quell’attrezzo di mano. Ma lui ha ricominciato: l’ha ripreso, mi ha colpito ancora, mi ha trascinato per i capelli e ha chiuso la porta a chiave».

È durata ancora molto?

«Io sono andata sul balcone a urlare, poi sono riuscita a scendere in giardino, senza vestiti, e lì mi hanno vista i giardinieri della vicina, che subito mi ha portato qualcosa per coprirmi. Qualcuno ha chiamato i carabinieri. Mio marito ha ripreso l’attrezzo, e l’ha lanciato fuori. All’arrivo dei soccorsi, si è lasciato portare via».

Ma per quale motivo? Avevate litigato?

«Non lo so, davvero, non ci eravamo detti nulla, non una parola. So solo che mentre mi aggrediva non mi guardava».

Andavate d’accordo?

«Avevamo discusso l’ultima volta quando volevo che nostra figlia stesse più tempo con me e meno con la sorella di mio marito, e lui aveva risposto “è il padre che decide”. Allora mi ero arrabbiata, lui mi aveva preso per il collo e portata in casa. Dopo questo episodio volevamo separarci, eravamo andati anche dall’avvocato, ma poi lui mi ha detto “e dopo io cosa faccio senza di te?”. Era tornato da me piangendo, mi ripeteva “mi dispiace”. Da allora non era più successo niente. Nemmeno parolacce. Quello che è successo non è da lui. Davvero».

© RIPRODUZIONE RISERVATA