San Raffaele, la difesa di Daccò

Durante l’interrogatorio di garanzia che si è svolto stamane nel carcere di Opera, l’uomo d’affari santangiolino Pierangelo Daccò, arrestato con le accuse di associazione per delinquere e concorso in bancarotta fraudolenta nell’ambito dell’inchiesta sul dissesto del San Raffaele, ha escluso di aver mai dato soldi a partiti, uomini politici e a pubblici ufficiali. Lo ha riferito uno dei suoi legali, l’avvocato Gianpiero Biancolella, al termine dell’interrogatorio, durato circa due ore, davanti al gip Vincenzo Tutinelli e ai pm Laura Pedio e Gaetano Ruta. «Io ero uguale a tutti gli altri fornitori», ha inoltre spiegato Daccò, affermando di non sapere a chi fossero destinati i fondi neri creati, secondo la Procura, attraverso il meccanismo delle sovrafatturazioni imposte a chi voleva lavorare col nosocomio di Don Verzé, che poi retrocedeva agli ex vertici della Fondazione una parte dei guadagni.

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