Sant’Angelo, primo set agli islamici

Sospesa l’ordinanza di ripristino del capannone

Utilizzando un termine tennistico, si potrebbe dire che il primo set è andato agli islamici. Il Tribunale amministrativo regionale ha infatti accolto la richiesta di sospensione dell’efficacia dell’ordinanza con cui il Comune di Sant’Angelo imponeva all’associazione Zam Zam il ripristino dei locali di via Salvo d’Acquisto (zona Malpensata). Nel linguaggio formale è stata accolta la richiesta di “sospensiva” presentata per conto dell’associazione islamica. Il verdetto definitivo sulla bontà dell’ordinanza comunale è invece atteso per il prossimo mese di ottobre. Non è detto che anche in quella sede il giudice amministrativo dia ragione al centro culturale Zam Zam, ma per ora la comunità islamica santangiolina si può dire soddisfatta.

Il pronunciamento del Tar (via libera alla sospensiva) è stato confermato ieri dal legale dell’associazione Zam Zam (l’avvocato Luca Bauccio) e sempre ieri il presidente del sodalizio islamico, l’ex calciatore rossonero Marco El Sheikh, ha voluto dire la sua. Affiancato dall’insegnante di arabo Mohamed Abdelrahman, all’interno del capannone sede dell’associazione Zam Zam, El Sheikh ricostruisce la vicenda: «L’ordinanza del 26 settembre 2012 imponeva le opere di ripristino del capannone - spiega - la nostra associazione ha fatto ricorso al Tar nel novembre 2012 e ora è arrivata la sospensione dell’ordinanza. In passato è stato detto di tutto, è stato detto che si trattava di una moschea abusiva, che avevamo fatto opere fai da te. Ribadisco che questa non è una moschea, non è un luogo di culto, è semplicemente la sede dell’associazione Zam Zam, dove si svolgono attività culturali, corsi di arabo, lezioni di italiano, sicurezza sul lavoro e informatica. L’associazione Zam Zam, che è proprietaria del capannone di via D’Acquisto - aggiunge El Sheikh - ha numerosi associati, che vengono in sede a orari differenti». Resta il fatto che in occasione del Ramadan, l’afflusso di persone al capannone della zona industriale è stato massiccio, come confermato da molti cittadini. «Il fatto che si sia verificata un’elevata affluenza - replica El Sheikh - non significa che questa sia una moschea».

Il rappresentante dell’associazione Zam Zam parla poi dei rapporti con l’amministrazione comunale e il sindaco Domenico Crespi. «Non vogliamo continuamente prendere bastonate - afferma l’ex centrocampista del Sant’Angelo Calcio - quella musulmana è una comunità numerosa e che vive a Sant’Angelo ormai da molti anni. Non possiamo essere messi in un angolo. Nonostante l’ordinanza del Comune, rimaniamo aperti al dialogo e siamo disponibili ad aprire un tavolo di confronto per trovare una soluzione condivisa. Altrimenti ognuno andrà per la propria strada. In passato abbiamo chiesto più volte al sindaco Crespi un incontro, ma nonostante le nostre richieste siano passate attraverso atti protocollati, non abbiamo avuto risposte».

El Sheikh aggiunge che l’associazione Zam Zam «è entrata nel capannone nel luglio 2012 e da allora non abbiamo mai ricevuto lamentele da chi abita o ha attività nella zona: significa che ci siamo sempre comportati bene, con rispetto degli altri. Sappiamo che a Sant’Angelo c’è una cultura diversa dalla nostra, ma siamo rispettosi e al tempo stesso chiediamo rispetto». Restando in ambito tennistico, ora è il Comune a dover “servire”.

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