Stefano Raimondi, tutta la vicenda

(Aggiornamento giovedì 4 agosto ore 12) Si sono conclusi poco prima di mezzogiorno i funerali di Stefano Raimondi: in molti non sono riusciti a trovare spazio nella parrocchiale, dove padre Emiliano Redaelli, rettore del collegio San Francesco di Lodi dove Stefano aveva studiato, commentando il passo del Vangelo di San Marco sulla Passione di Nostro Signore ha definito l’uccisione del giovane lodigiano il gesto «di una mano folle e assassina». In prima fila in chiesa i genitori e i fratelli: al termine il messaggio letto dalla cugina Michela, mentre anche il vescovo di Lodi monsignor Merisi ha fatto pervenire un suo saluto.

(Aggiornamento giovedì 4 agosto ore 11,15) In migliaia dietro al feretro di Stefano Raimondi, il corteo ha attraversato il paese mentre dal campanile della parrocchiale si udivano i rintocchi a martello: al rito funebre officiato dal parroco don Stefano Daccò e iniziato in orario partecipano tutti gli abitanti di Ospedaletto ma anche tantissime altre persone che hanno voluto stringersi alla famiglia e ai parenti più stretti.

(Aggiornamento giovedì 4 agosto ore 9.45) Una folla commossa di persone per l’addio a Stefano: a Ospedaletto la strada di accesso risulta praticamente bloccata dalle auto, che si sono incolonnate verso cascina Mandella, da dove partirà il corteo funebre diretto verso la chiesa del piccolo centro della Bassa.

(Aggiornamento giovedì 4 agosto ore 7) Il giorno dell’addio, della disperazione, degli abbracci tra chi è rimasto. Il giorno in cui le spiegazioni si lasciano da parte. Perché, nonostante il sole, il cielo su Cascina Mandella rimane nero. È lutto cittadino oggi a Ospedaletto Lodigiano. Dalle 10 alle 12, il paese si fermerà per rendere omaggio a Stefano Raimondi, il 20enne morto tragicamente all’alba di venerdì sull’isola di Mykonos, meta di punta dell’arcipelago delle Cicladi per i giovani di tutta Europa. Una vacanza dopo la fatica degli esami, con gli amici storici, alcuni conosciuti sui banchi di scuola, altri incontrati tra Lodi, Villanova e Ospedaletto. Una vacanza finita in modo drammatico all’alba di venerdì, quando una discussione tra coetanei è diventata un dramma. Stefano, che è stato colpito violentemente alla testa dal 23enne svizzero greco Alexandros Georgiadis con una bottiglia di vodka, è crollato intorno alle 5 del mattino. A nulla è valsa la corsa in ospedale, Stefano se n’è andato prima che facesse giorno. La salma del giovane è rientrata in Italia martedì, con un volo di linea partito da Atene alle 18 e atterrato allo scalo di Malpensa alle 20. Poi l’arrivo ad Ospedaletto, quando mancavano pochi minuti alle 23.

Oggi l’appuntamento per amici e conoscenti è davanti alla grande corte di Cascina Mandella. Da qui partirà il corteo funebre diretto alla chiesa parrocchiale dei Santi Pietro e Paolo, che seguirà tutto il viale alberato che porta alla cascina e passerà buona parte del paese. Poi la Messa a cui prenderanno parte anche i padri Barnabiti del Collegio San Francesco di Lodi, dove il giovane Stefano si è diplomato al liceo scientifico. In prima linea anche le autorità civili, il sindaco di Ospedaletto Eugenio Ferioli, ma anche il capitano dei carabinieri della Compagnia di Codogno, Francesco Maretto. A dare supporto, anche gli uomini dell’Arma di Orio Litta, i vigili di Livraga e quelli della protezione civile, sia di Ospedaletto che di Livraga. Protezione civile che è intervenuta anche oggi, su richiesta della famiglia, per il grande afflusso di persone che hanno raggiunto personalmente la camera ardente, allestita a Cascina Mandella. Un fiore, un ricordo, un pensiero. In tantissimi hanno voluto far sentire la loro vicinanza alla famiglia Raimondi che, da qualche giorno, si è chiusa nel più stretto riserbo. A distanza anche le troupe televisive che dallo scorso venerdì presidiano Ospedaletto e che, ieri, stazionavano all’ingresso della cascina. Tanti i messaggi di ricordo arrivati anche alla nostra redazione. Come quella del Consorzio per la Tutela del Grana Padano, che ha scelto di acquistare uno spazio per un messaggio semplice, quanto efficace, ovvero “ciao Stefano”. Parole che in molti oggi sussurreranno a mezza voce, in mezzo alla folla dei funerali, in una tragedia che ha sconvolto l’Italia.

(Aggiornamento mercoledì 3 agosto ore 9,10) Alexander Georgiadis deve rimanere in carcere: l’hanno deciso ieri pomeriggio il procuratore di turno e il giudice delle indagini preliminari della corte di prima istanza di Nisos, che hanno aggravato il capo d’imputazione per il 23enne svizzero, disoccupato e figlio di un medico, da “morte causata da lesioni gravi” a “omicidio volontario”. A spingere i magistrati greci in questa direzione l’anticipazione di due pagine dell’autopsia consegnata alla procura dal medico di Atene che lunedì ha esaminato la salma di Stefano Raimondi: il documento individua una frattura di 5 per 5 centimetri sul lato sinistro del cranio dello studente lodigiano, ma anche un’altra frattura più piccola e una serie di contusioni al volto, sopra un sopracciglio e sulle labbra. A rappresentare in Grecia la famiglia Raimondi e lo studio dell’avvocato Angelo Benelli che la assiste, l’avvocato Alexandra Dimou, corrispondente consolare italiana, che spiega: «Saranno necessarie anche indagini di parte perché non sfugga la gravità di quanto accaduto».

A difendere lo svizzero, raggiunto in Grecia dal padre, medico a Basilea, e da due zii, uno dei principi del foro di Atene: l’avvocato Nikos Konstantopoulos, già esponente di rilievo del partito socialista greco e attuale presidente della società calcistica Panathinaikos, che però ieri, contattato nel tribunale di Nisos prima del pronunciamento dei giudici non ha voluto rilasciare dichiarazioni.

A disposizione dei magistrati il filmato della rissa mortale registrato dalle telecamere interne del Cavo Paradiso, un locale nel quale giovedì notte si trovavano 5.100 persone. Quaranta secondi in cui si vedono i lodigiani avvicinarsi al tavolo che gli svizzeri avevano prenotato dal giorno prima, il 23enne e i suoi due amici iniziare a discutere con alcuni compagni di vacanza di Stefano, e poi i pugni e il colpo inferto con la bottiglia. Proprio la temuta “occupazione del tavolo” potrebbe aver scatenato le botte contro i lodigiani e poi l’aggressione che per i giudici ha portato al colpo che era idoneo, anche nella volontà di chi l’ha inferto, a uccidere.

Un rapporto diretto tra le lesioni e la forza con cui è stata impugnata la bottiglia di vodka, che gli svizzeri avevano con sé, che il papà medico del 23enne ha contestato in udienza.

«Quando l’inserviente dell’hotel in cui alloggiava il 23enne l’ha cercato in camera, lui avrebbe detto “argò”, riferendosi all’italiano, un verbo che in greco significa l’ho steso, l’ho finito - riferisce l’avvocato Dimou -. E in tribunale non appariva sconvolto, anzi quasi sorridendo si sorseggiava il caffè. Questo mi ha colpito, questa storia non mi piace».

I due amici dello svizzero, uno operaio di origini turche, l’altro che si è dichiarato imprenditore, dopo gli interrogatori di venerdì sono stati lasciati liberi dalla polizia e non sono indagati, anche se nel filmato sembra intravedersi che per un attimo la bottiglia di vodka maledetta era passata anche nelle sue mani.

Sembra che nella camera in cui alloggiava il 23enne, quando la polizia si è presentata per condurlo al comando, siano stati trovati circa 5mila euro in contanti, sparsi sul pavimento.

Un particolare che nulla aggiunge o toglie al dramma di Stefano ma che ha colpito i greci, alle prese con redditi bassi e la crisi finanziaria che ha preso di mira il loro Paese. Ma che può aver portato il 23enne, che dice di non lavorare perché è in attesa di prestare il servizio militare obbligatorio in Grecia, a sentirsi ancora di più un “superuomo”, assieme all’alcol e alla spavalderia degli amici, e forse solamente in carcere si renderà conto che l’italiano Stefano valeva quanto lui. Se il capo l’imputazione verrà specificato nella sua ipotesi più grave, Alexander rischia l’ergastolo.

Il processo di primo grado, che inizierà dopo circa 6 mesi di indagini, dovrebbe durare un anno e mezzo.

(Aggiornamento martedì 2 agosto, ore 22.45) Anticipato da un corteo di macchine con parenti e amici e accolto all’esterno della cascina Mandella da curiosi e giornalisti, il feretro di Stefano Raimondi è arrivato a Ospedaletto proveniente dalla Malpensa. Il suo ultimo viaggio era iniziato alle 18 dall’aeroporto di Atene, dopo il nulla osta al rimpatrio della salma rilasciato lunedì dalle autorità greche.

(Aggiornamento martedì 2 agosto, ore 21) È arrivato in serata all’aeroporto della Malpensa il feretro con il corpo di Stefano Raimondi, il giovane lodigiano colpito alla testa e ucciso a Mykonos. Dopo il disbrigo delle pratiche burocratiche, la salma è stata messa a disposizione della famiglia per il trasporto fino a Ospedaletto, dove il padre Paolo, la madre Maria Teresa e i fratelli Marco e Paola insieme ai parenti e agli amici lo veglieranno nella camera ardente in attesa dei funerali in programma giovedì mattina sempre a Ospedaletto.

(Aggiornamento martedì 2 agosto ore 14.45) Una frattura di oltre cinque centimetri alla parte sinistra del cranio: questa la causa più probabile della morte di Stefano Raimondi, 20 anni, ucciso con un colpo di bottiglia di vodka alla testa nella notte tra giovedì e venerdì scorso nella discoteca Cavo Paradiso sull’isola di Mykonos, in Grecia. L’ha evidenziata l’autopsia e in queste ore sul’isola di Siros procuratore e giudice stanno decidendo sulla misura cautelare da applicare allo svizzero 23enne Alexander Georgiadis tratto in attesto per l’omicidio. Per la presunta violenza del colpo alla testa inferto allo studente lodigiano l’ipotesi di accusa iniziale di morte “conseguente a lesioni” è stata aggravata in quella di omicidio premeditato.

(Aggiornamento martedì 2 agosto, ore 7) Il carrello toccherà terra, le porte si apriranno. Il corpo del giovane Stefano Raimondi, chiuso in una bara, sarà di nuovo a casa, in Italia. Finisce oggi il tempo dell’attesa. La salma del 20enne di Ospedaletto Lodigiano, partirà nel tardo pomeriggio di oggi da Atene, per l’ultimo viaggio. Il volo di rientro è fissato per le 18 e l’arrivo all’aeroporto di Milano Malpensa è previsto per le 20, secondo le comunicazioni del consolato. Poi il trasferimento a Cascina Mandella, nella casa di famiglia, quella da cui è partito per la vacanza finita in tragedia di Mykonos.

Dopo l’orrore, l’angoscia, il silenzio di questi ultimi due giorni, per la famiglia lodigiana arriverà anche il tempo delle lacrime. Il tempo in cui avere per l’ultima volta il proprio figlio sotto il tetto della grande cascina, in attesa del funerale. Proprio la famiglia avrebbe chiesto alla Chiesa parrocchiale di far suonare le campane a lutto nella mattinata di mercoledì. I funerali potrebbe essere celebrati invece giovedì mattina, nella chiesa parrocchiale di Ospedaletto Lodigiano e a officiare la funzione dovrebbe arrivare il parroco di Villanova del Sillaro, paese d’origine della famiglia Raimondi.

Ieri, invece, è rientrato in Italia anche l’ultimo gruppo di amici rimasti a Mykonos. I tre giovani lodigiani sono arrivati a Malpensa su un volo di linea, atterrato allo scalo alle 13.30 e hanno potuto riabbracciare i loro genitori. Intorno a loro, un muro di silenzio. Se nei giorni scorsi qualcuno aveva rilasciato impressioni e brevi racconti su quella sciagurata notte al Cavo Paradiso, ora nessuno vuole più parlare. Chi è rientrato oggi, ha spento i cellulari. E ha lasciato detto, a genitori e conoscenti, che non hanno niente da dire. Una scena che si ripete ovunque e per tutti i ragazzi coinvolti. Un gruppo compatto, che ha deciso di chiudersi a riccio, di non ricordare neanche con una parola pubblica quella notte che si è portata via uno di loro. A Villanova del Sillaro, dove abita uno dei ragazzi tornati nei giorni scorsi da Mykonos, c’è un piccolo ritrovo. Oltre a Paolo che abita lì, ci sono altri amici. Al citofono risponde la madre di Paolo, ma lui si affaccia dietro di lei, nascosto dietro una tenda. «Non vuole parlare, non vuole dire niente, mi dispiace», sono le parole della donna. Nel frattempo arriva un’auto con a bordo un altro giovanissimo. E un terzo giovane fa capolino in cortile. E fa cenno all’amico di entrare rapidamente. Il tono non ammette repliche. «Sappiamo noi quello che è successo e non abbia bisogno di dirlo a nessuno. Lo abbiamo già raccontato a chi di dovere». Le forze dell’ordine dell’isola, l’interprete che li ha aiutati. Cosa sia successo ai bordi della piscina, tra le note assordanti di una discoteca e il mare illuminato dalla luna, è ormai solo materia di legali e magistrati, che stanno formulando le loro accuse.

(Aggiornamento lunedì 1 agosto, ore 12.30) Si chiama Alexandros Georgiadis il 23enne che ha colpito e ucciso con una bottiglia di vodka il 20enne Stefano Raimondi di Ospedaletto durante una rissa in una discoteca di Mykonos in Grecia. Il giovane, di origini greche ma residente in Svizzera a Basilea con il padre di origini greche e la madre svizzera, è stato arrestato poche ore dopo l’episodio mentre tentava di allontanarsi dall’isola in compagnia di due amici. Intanto in queste ore stanno facendo ritorno a casa anche gli ultimi ragazzi della comitiva che stava trascorrendo le vacanze in Grecia in compagnia di Stefano, la cui salma dovrebbe arrivare domani.

(Aggiornamento domenica 31 luglio, ore 21.30) Un giovane di 23 anni, casa in Svizzera, radici in Grecia. È lui l’assassino di Stefano Raimondi, lo studente 20enne di Ospedaletto Lodigiano, morto all’alba di venerdì a Mykonos, l’isola dei desideri che ha spezzato sogni e speranze di una famiglia intera. Lo hanno trovato seduto su un marciapiede, fuori dal suo albergo, insieme agli due amici coinvolti nell’aggressione e fermati. Anche per loro residenza in Svizzera e albero genealogico mediterraneo, con origini curde.

Gli amici curdi sono stati rilasciati, mentre il giovane svizzero-greco ha confessato, dopo il lavoro degli agenti. E per lui è arrivata la conferma dell’arresto. Intanto emergono altri particolari sulla notte della tragedia e sulle indagini. I tre avevano già pagato il conto dell’albergo, avevano le valigie ed erano pronti a prendere un taxi per arrivare fino ad Atene. Lì avrebbero preso un volo e sarebbero forse spariti per sempre. Una fuga che si è interrotta intorno alle 10.30 di venerdì mattina, grazie alla mediazione di Massimo Cirillo, un imprenditore italiano che da oltre 20 anni gestisce attività di ristorazione e bar, già corrispondente consolare per l’ambasciata italiana in Grecia dal 1997 al 2004. È a lui che si è rivolto il capo della polizia di Mykonos, Costas Skimenos, oggi al vertice della polizia centrale delle Cicladi con sede a Syros, chiamato a Mykonos per la tragedia.

Le indagini sono iniziate subito, grazie alla prenotazione del tavolo fatta dai ragazzi. È stato il prefisso svizzero a inchiodarli e mettere la polizia sulle loro tracce. Alle indagini ha collaborato anche il titolare del Cavo Paradiso, che ha fornito il numero da cui avevano chiamato per prenotare il tavolo. E a cui hanno iniziato a chiamare le forze dell’ordine, senza risultato. A quel punto, Cirillo è riuscito a risalire, tramite un suo contatto, a una lista ristretta di hotel in cui sono solitamente indirizzati i turisti che partono dalla Svizzera. Al terzo tentativo, gli agenti sono arrivati nel posto giusto e hanno identificato i giovani grazie alle testimonianze degli italiani che avevano già fornito un identikit.

Sempre all’ex consulente dell’ambasciata è spettato il compito di fare da interprete tra gli undici giovanissimi e gli agenti di polizia che li hanno interrogati fino alle 19 di venerdì. Anche sulla dinamica dell’accaduto emergono nuovi dettagli. «Era ubriaco e ha cominciato a prenderci a pugni mentre stavamo seduti - hanno raccontato alcuni dei ragazzi, riferendosi al giovane svizzero-greco -: quando ci siamo alzati per andarcene, ha preso la bottiglia di vodka e l’ha fatta roteare con grande come una mazza da baseball colpendo Stefano alla testa». Un colpo secco, forte, da cui il 20enne di Ospedaletto non si è più ripreso.

Intanto sale la polemica sulla sicurezza dell’isola, ogni anno invasa da giovanissimi turisti e su cui si muovono un numero insufficiente di agenti di polizia. Anche a causa della recessione economica. Da Mykonos, è arrivato anche la testimonianza della comunità italiana locale, profondamente colpita da questa tragedia.

(Aggiornamento sabato 30 luglio, ore 22) Stanno rientrando in queste ore in Italia gli amici, una decina, tra i 18 e i 22 anni, che erano in vacanza con Stefano, il ragazzo ucciso l’altra notte a Mykonos. Per molti di loro era il primo viaggio all’estero, senza i genitori. Hanno ripreso la strada del ritorno sconvolti, disperati. La salma di Stefano rientrerà quasi sicuramente martedì.

Adesso in paese tutti vogliono capire cosa abbia distrutto i sogni dello studente di Economia, 20 anni, un ragazzo solare, robusto, sempre con il sorriso sul volto. «Eravamo seduti al bar, avevamo trascorso delle ore divertenti e piacevole - hanno raccontato gli amici tornati a Ospedaletto - Il locale cominciava a svuotarsi e mentre usciva si è avvicinato al nostro tavolo quell’energumeno svizzero-greco che ha tirato un pugno a uno di noi, senza alcun motivo, poi ha fatto un altro giro attorno al tavolo e ha colpito con un pugno un altro di noi».

Stefano Raimondi

A quel punto i ragazzi italiani decidono di pagare e raccogliere le loro cose per andarsene dal Cavo Paradiso (a dirupo sul marre, piste da ballo, piscina, bar, aperti fino al mattino), il più bel locale dell’isola. Sono le 4 del mattino e nessuno di loro ha voglia di innescare un litigio. Ma lo svizzero si avvicina di nuovo. «Stefano era già in piedi e ha cercato di allontanarlo - continua il racconto degli amici - E allora l’altro ha preso la bottiglia di vodka sul tavolo e l’ha fatta roteare con grande violenza, usandola come una mazza da baseball e ha colpito alla tempia Stefano».

In casa dei genitori, che gestiscono una grossa azienda agricola alla Cascina Mandella, alla periferia del paese oggi è stato un via vai ininterrotto di amici e parenti. È andata subito da loro anche la cugina di Stefano che faceva parte della comitiva in vacanza a Mykonos. Ieri mattina era stata raggiunta sull’isola dai familiari del ragazzo, partiti subito per la Grecia e oggi sono tornati insieme. È andato a trovare i genitori di Stefano anche il sindaco di Ospedaletto Eugenio Ferioli. «Sono ancora sotto choc, è come se facessero fatica a comprendere quello che è accaduto - ha spiegato il sindaco - Alternano momenti in cui sembrano molto forti, si preoccupano di cose pratiche come il funerale con altri in cui il dolore prevale e si chiedono come faranno ad andare avanti».

I funerali si svolgeranno probabilmente a metà della prossima settimana nella parrocchia di Ospedaletto. Stefano verrà poi sepolto nel cimitero di Villanova del Sillaro (Lodi), paese di origine dei Raimondi. «Siamo tutti genitori con figli in vacanza, siamo tutti sconvolti - dice ancora il sindaco Eugenio Ferioli - In paese non si parla d’altro, questa èuna piccola comunità, due negozi, lo spaccio dei Raimondi». «Ognuno di noi vorrebbe fare qualcosa per quella famiglia - conclude Ferioli - Oggi dalla Grecia ci hanno chiesto dei documenti per il trasferimento della salma e io ho chiamato una dipendente dalle ferie per mandarla negli uffici comunali, lei ha provveduto subito».

(Venerdì 29 luglio, ore 11) Dramma nella notte nell’isola greca di Mykonos: un giovane lodigiano è rimasto ucciso al culmine di una rissa. La vittima è Stefano Raimondi, un 20enne di Villanova, ma residente a Ospedaletto: era in vacanza nell’isola delle Cicladi con un gruppo di amici italiani e intorno alle 4 di questa notte è stato coinvolto in un violentissimo alterco con altri turisti. Secondo una prima ricostruzione, il giovane, nel tentativo di difendere un amico avrebbe ricevuto un colpo alla testa, assestato con una bottiglia, che si è rivelato fatale. La Farnesina ha al momento confermato il decesso e ha fatto sapere che l’ambasciata è in stretto contatto con la polizia e i familiari in attesa che le indagini chiariscano la dinamica degli eventi.

Secondo la ricostruzione della Farnesina, Raimondi era con dei connazionali in un locale quando un cittadino svizzero si è avvicinato al suo tavolo ed ha afferrato una bottiglia portandosela alla bocca per berne il contenuto. Il gesto ha irritato l’italiano che avrebbe colpito con pugni lo svizzero, che a sua volta avrebbe reagito colpendo Raimondi con una bottiglia.

«Un ragazzo educato, tranquillo, lo vedevo spesso quando andavo nello spaccio alimentare dei genitori, non riusciamo a spiegarci una tale tragedia». Non nasconde il suo sconcerto e il suo dolore Eugenio Ferioli, il sindaco di Ospitaletto Lodigiano. «I suoi genitori erano in vacanza al mare, mi pare in Liguria, e so che la madre e la sorella di 24 anni sono subito partite per la Grecia - ha aggiunto - Il padre, che tra l’altro è un mio amico, è rimasto a casa con l’ultimogenito,un ragazzino che frequenta le elementari».

Stefano Raimondi era andata a vivere da Villanova a Ospedaletto da qualche anno. Studiava Economia a Milano. I suoi genitori gestiscono una nota azienda casearia a Villanova del Sillaro e sono proprietari anche di uno spaccio alla cascina Mandella di Ospedaletto dove Stefano dava spesso loro una mano. «Stava alla cassa, era gentilissimo - continua il sindaco - Mai una parola sopra le righe, del resto se fosse stato un tipo aggressivo la bottigliata in testa l’avrebbe data, non presa».

Oggi a Ospedaletto l’ultimo saluto di parenti e amici al giovane ucciso in una notte di follia a Mykonos

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