Sul rogo alla Fergeo indaga l’antimafia

Le indagini sull’incendio scoppiato martedì mattina alla Fergeo di Boffalora sono passate alla procura antimafia di Milano. I vigili del fuoco, nella loro relazione, non parlano espressamente di “dolo”, perché le cause del rogo non sono state accertate, ma tutti gli elementi raccolti comunque stanno portando in quella direzione e così, visto che gli incendi dolosi sono considerati “reati spia” di attività del crimine organizzato, ora il fascicolo passa alla Dia, che già si sta occupando dei molti incendi scoppiati fra il 2010 e il 2011 negli impianti di trattamento rifiuti del Lodigiano.

L’impianto di Boffalora era fermo da oltre un anno, precisamente dal luglio 2011, in seguito a una disposizione della Provincia che imponeva alcuni adeguamenti al sito, mai realizzati. Ora pare che il proprietario, Giancarlo Paina, stia cercando un acquirente per vendere, o un socio per proseguire lui stesso l’attività. L’altro impianto di proprietà di Paina, la Pantaeco di Coste Fornaci a Casale, già oggetto di un sequestro della magistratura nel 2011 per un sospetto traffico illecito di rifiuti, è fallita invece all’inizio dell’estate e ora è in mano a un curatore fallimentare.

Nel capannone incendiato (uno dei quattro presenti) c’erano ancora macchinari e una montagna di rifiuti. Dai primi però non avrebbe mai potuto generarsi un cortocircuito, perché ormai non c’era più nessun residuo di corrente al loro interno; i secondi, per lo più plastica già divisa dall’organico, non avrebbero potuto autoincendiarsi per la loro composizione.

A questo punto l’unica soluzione per spiegare il rogo di martedì è quella del dolo, anche se non è stata trovata, nella “montagna” di rifiuti carbonizzati, nessuna traccia di innesto. Resta da capire di chi sia la mano che ha acceso la scintilla, se quella di un teppista occasionale o quella della criminalità. Per questo le indagini sono affidate alla direzione investigativa antimafia, a cui i vigili del fuoco e i carabinieri hanno trasmesso le relazioni e i risultati dei primi rilievi effettuati sul posto.

La Dda sta già indagando anche su altri episodi che hanno interessato gli impianti industriali per il trattamento di rifiuti e che si erano verificati quasi sempre nel fine settimana. L’ultimo è il rogo alla Lodigiana Recuperi di Marudo, mentre in precedenza c’erano stati, fra gli altri, gli incendi alla Fergeo di Boffalora, alla Pantaeco di Casale, alla Pulieco e alla Lodigiana Ambiente (ben tre episodi) di Ospedaletto. Le indagini proseguono in silenzio,

Una ditta specializzata ha smaltito i rifiuti bruciati e l’acqua utilizzata dai vigili del fuoco per spegnere le fiamme e il fumo, tutta confluita in una apposita cisterna. Ma non sembra che ci siano stati problemi particolari per l'ambiente e la popolazione, visto che il fumo si è disperso velocemente e non verso il paese di Boffalora e che i materiali bruciati comunque non potevano creare vapori tossici.

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