
Sono stati alcuni residenti, per primi, a lamentarsi, e qualcuno aveva anche sollecitato l’intervento dei vigili: il “caso” è scoppiato per i numerosi mazzi di fiori, magliette con dediche, lumini votivi e foto ricordo che gli amici delle quattro vittime del drammatico scontro frontale del 6 luglio scorso, sulla via Emilia a Tavazzano, continuano a depositare dove è avvenuto lo schianto. Più precisamente, dove il tir, diventato incontrollabile perché l’Audi in fuga dal posto di controllo si era incastrata sotto le ruote anteriori, si era fermato contro il guardrail.
«Noi non siamo intervenuti con sanzioni - chiarisce il comandante della polizia locale Antonio Spelta -, non escludo però che qualcuno si sia lamentato in Comune».
«È vero, abbiamo fatto rimuovere un vaso - conferma il sindaco Giuseppe Russo -, ma semplicemente perché sarebbe potuto rotolare sulla via Emilia e diventare causa di incidenti. Comprendiamo e rispettiamo il dolore, ma non possiamo permettere che si costruiscano “altarini” in un punto così centrale e già pericoloso di per sé: potrebbero costituire anche un elemento di distrazione per chi guida». Qualcuno tra gli abitanti della zona ricorda che erano comparsi “cimeli” di ogni tipo, compresa la maglia con i colori di una squadra di serie A. Di amici, le quattro vittime (i milanesi Massimiliano Spurio di 34 anni, Massimo Gazzetti e Gianni Preite di 31, Giuseppe Garofalo di 28) ne avevano tanti: due di loro erano anche impegnati in un gruppo di musica rap che si era esibito a Milano in un concerto “antifascista” il 25 aprile, sul palco assieme a Eugenio Finardi e diverse band “antagoniste”.
Sulla via Emilia, ma anche sul marciapiede, sono comparse anche scritte a vernice spray: «Per quelle chiudiamo un occhio» chiarisce il primo cittadino, invocando il buonsenso e il decoro. Sembra che qualche residente però fosse intervenuto personalmente per rimuovere i ricordi più ingombranti o pericolosi.
Purtroppo lungo le strade non mancano nemmeno cippi e lapidi, oltre ai più “classici” mazzi di fiori, per ricordare chi ha perso la vita a causa di incidenti. In passato c’erano più tolleranza e meno regole, è vero, ma è innegabile che a volte chi frequenta punti pericolosi per lasciare un ricordo mette anche in pericolo se stesso.
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